Il 23 gennaio il Tar di Lecce si esprimerà sull’istanza cautelare e deciderà se concedere o meno la sospensiva in merito al ricorso presentato dal consorzio Southgate Europe Terminal, sulle istanze per la concessione della banchina del Molo Polisettoriale di Taranto.
Corre l’obbligo, senza entrare nel merito delle motivazioni giuridiche e delle legittime pretese dei ricorrenti, di fare qualche considerazione sulla opportunità di frenare lo sviluppo di una infrastruttura logistica come il Porto, dopo anni di desertificazione, con ricorsi che potrebbero produrre la fuga della holding turca e lo spostamento di investimenti e traffici su altri porti italiani.
Tale decisione potrebbe maturare a seguito dei ricorsi che bloccano ingiustificatamente l’attività economica e pregiudicano il legittimo affidamento di chi investe – dice Maria Teresa De Benedictis, segretaria della FILT CGIL di Taranto.
Per la responsabilità che un grande sindacato come la CGIL sente nei confronti di tutti i suoi iscritti e dei lavoratori del porto in particolare – dice il segretario della CGIL di Taranto, Paol Peluso – occorre ragionare con realismo e tentare di scongiurare con ogni strumento tale condizione che avrebbe costi elevati per tutta la comunità tarantina interessata allo sviluppo di quella infrastruttura.
A tal proposito – sottolineano De Benedictis e Peluso – oltre alle previsioni di natura strettamente processuale, sarebbe utile sottolineare l’importanza di quelle disposizioni del Codice del processo amministrativo adottato nel 2010 che chiedono al giudice di tenere conto, in sede cautelare, dell’interesse generale all’esecuzione del contratto (art. 120, comma 8 e art. 125).
In poche parole la CGIL, e la sua categoria dei trasporti, pongono l’attenzione sulle garanzie che i ricorrenti dovrebbero porre sul piatto.
La dimensione delle imprese, la loro capacità finanziaria e di sostenibilità rispetto al mercato mondiale, e la capacità dei ricorrenti di avviare il graduale ricollocamento dei lavoratori della Agenzia “Taranto Port Workers Srl” e per il rilancio commerciale, logistico ed occupazionale del porto di Taranto e del suo indotto – dicono i referenti sindacali – non sono fattori da sottovalutare in questa delicata fase.
Senza una tregua sul piano normativo difficilmente il porto di Taranto potrà recuperare vigore – conclude la segretaria della FILT – Per tali motivi riteniamo utile coinvolgere tempestivamente gli stakeholder interessati dallo sviluppo del porto, attraverso forme di dibattito pubblico che possano portare un contesto favorevole per lo sviluppo del porto e dell’intera città.