Legambiente aderisce ed invita tutti i cittadini a partecipare sabato 19 gennaio al Corteo provinciale “Sicuri di restare umani”, “Un grande corteo colorato, allegro, chiassoso, aperto, inclusivo, ricco di contaminazioni sia per ribadire con determinazione che Taranto e la sua Provincia sono terre di solidarietà ed accoglienza, sia per dire “no” al Decreto sicurezza e immigrazione e rifiutare politiche inumane di odio, discriminazione, respingimenti e chiusure dei porti del Governo”, come si legge nel documento che lo promuove.
Soffia forte in questo paese un vento di intolleranza e violenza che sfocia in forme di aggressione sempre più gravi e diffuse. Insultati, picchiati, concentrati in centri sovente invivibili bambini, donne, adulti migranti sono oggetto di un’ostilità crescente e di una continua azione di propaganda che li dipinge come gente pericolosa, trasformandoli nel nemico da combattere.
A milioni di persone in fuga da fame, povertà, guerre vengono così negati diritti fondamentali con leggi e politiche sempre più disumane che producono sofferenza e finiscono per dare linfa a criminalità e mafie. Si è arrivati a considerare reato la solidarietà, come dimostra la campagna contro le Ong che compiono salvataggi in mare. Si chiudono i porti e si innalzano muri, indicando nei migranti i principali responsabili del disagio sociale che investe tanta parte di un paese che conta oltre 6 milioni di poveri.
Al blocco delle navi e al boicottaggio delle Ong si è aggiunto il cosiddetto “decreto sicurezza”, approvato dal Parlamento. Un decreto che non promuove dignità, ma la toglie, ad esempio alle persone che hanno intrapreso un percorso di integrazione, lavorano in attesa del riconoscimento dello status di rifugiato e in caso di diniego perdono il lavoro e il diritto di permanere sul territorio italiano, incentivando in tal modo sfruttamento e lavoro nero.
Una legge che di fatto punta a demolire il diritto d’asilo, a consegnare l’accoglienza ai privati e ai grandi centri che spesso alimentano corruzione e razzismo, scaricando sui territori costi, disagio e tensione sociale
La soppressione della protezione umanitaria e la riduzione dei diritti e delle possibilità di legalizzazione provocheranno, con l’aumento dei dinieghi, l’aumento del numero di migranti illegali sul territorio. Lo smantellamento del sistema Sprar punta a ridurre al minimo l’accoglienza diffusa e a impedire l’integrazione; si tornerà alla concentrazione di persone disperate in mega centri di accoglienza e alla moltiplicazione dei clandestini alimentando così quelle tensioni sociali che sono alla base del consenso elettorale di alcune forze politiche. Si creeranno nuova insicurezza, paure e malessere; al contempo verranno meno i vantaggi che il sistema Sprar ha finora prodotto, dai posti di lavoro alla riattivazione di servizi sociali e sanitari per tutti, perché le risorse spese per l’accoglienza diffusa hanno favorito lo sviluppo locale e la coesione sociale.
Non è di questo che abbiamo bisogno.
Serve una legge che affronti in modo organico l’insicurezza del Paese causata dalla criminalità organizzata in tutta la Penisola e quella dovuta ai rischi ambientali prodotti dalle attività umane fuori controllo. È necessario ridurre il rischio idrogeologico, tutelando i cittadini che vivono in zone a rischio alluvione o frana; rendere più sicure le case costruite male in un paese a rischio sismico e idrogeologico; accelerare l’abbattimento degli edifici abusivi realizzati anche in aree pericolose; dare impulso alla messa a norma del patrimonio edilizio a partire da quello scolastico e bonificare l’amianto presente in edifici di tutta Italia. Occorre aumentare ulteriormente il controllo pubblico dell’inquinamento ambientale da parte delle Agenzie regionali protezione ambiente e contrastare con forza l’inquinamento nelle aree industriali come nei centri urbani. Ma tutto questo nella legge sulla Sicurezza non c’è.
E’ ora di rivendicare con forza umanità e civiltà, per uscire da un’involuzione culturale e politica sempre più profonda.
Per questo riteniamo necessario tornare a scendere in piazza contro il razzismo, la xenofobia, l’attacco ai diritti e ai fondamenti della nostra democrazia.
Appuntamento sabato 19 gennaio alle ore 17.00 in Piazza G. Marconi.