Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella lo scorso 31 dicembre ha incantato milioni di italiani con un discorso denso di saggezza, buon senso, speranza, ma anche con diversi moniti che non sono passati inosservati e hanno rincuorato chi ha profondo rispetto verso le Istituzioni e chi, da amministratore, porta con grande spirito di servizio la fascia tricolore, nient’affatto con leggerezza.
Il suo discorso di fine anno è stato seguito da milioni di telespettatori e, con grande sorpresa, condiviso da numeri impressionanti anche sui social. Un discorso che ha sfiorato il cuore di ciascuno in moltissimi passaggi, uno forse più di tutti: quando ci ha riportato il neologismo dei bambini di Torino, “felicizia”, per indicare l’amicizia come strada per la felicità.
Una sola la critica che ho letto, l’omissione dell’argomento migranti. Ho invece condiviso quella scelta.
Penso che Salvini abbia torto sul piano politico, sul piano sociale e soprattutto sul piano umano.
Ma non dobbiamo fare l’errore di contrastarlo in modo irrituale.
Il piano dell’illegalità e della scorrettezza, del cinismo e dell’opportunismo politico sono il campo di gioco di chi viola le regole, umane e costituzionali. Su questo piano non recupereremo un ruolo degno di un Paese civile e progredito quale l’Italia merita di essere nuovamente considerato.
Allora avanti con i ricorsi in tutte le sedi opportune per contrastare una legge iniqua e vergognosa. Ma ricordando sempre che i sindaci non hanno alcun potere sui Porti. Altrimenti ingeneriamo false attese in chi crede genuinamente in una politica più seria: quella che non parla, ma agisce, quella che non avvelena i dibattiti, ma trova soluzioni.
Lo stile Mattarella, insomma. A cui oggi, nel giorno che ricorda l’assassinio di Piersanti, mi stringo con ancora più affettuoso rispetto.
Rinaldo Melucci
Sindaco di Taranto