Con riferimento al servizio ADI disabili e in risposta alle osservazioni dalla CGIL Funzione Pubblica di Taranto, è opportuno e necessario fare chiarezza.
Preme infatti precisare e ricordare che è attualmente in corso un tavolo di confronto presso l’ufficio controversie collettive della Provincia di Taranto per la specifica vertenza, così come peraltro già accaduto qualche mese fa per l’analogo appalto SAD.
Ma andiamo con ordine.
Va innanzitutto evidenziato, come necessaria premesa, che l’appalto ADI disabili non è mai stato sospeso dall’Amministrazione comunale che, pure nelle more dell’espletamento delle procedure di gara volte al nuovo affidamento del serizio, proprio al fine di non interrompere il servizio stesso che avrebbe certo comportato grave disagio per l’utenza, provvedeva a porlo temporaneamente in carico al servizio ADI anziani, onde assicurarne il regolare espletamento senza soluzione di continuità. Per necessaria breve ricostruzione storica è anche opportuno ricordare che, in origine, infatti, vi erano due distinti servizi affidati in appalto: l’uno per ADI di primo e secondo livello svolto da dodici operatori che provvedevano, tra l’altro, anche all’assistenza di alcune famiglie con disabili. L’altro secondo servizio e distinto servizio, già denominato “ADI di terzo livello” vedeva invece impegnati altri cinque operatori in c.d. “clausola sociale”.
La nuova gara d’appalto volta all’affidamento del solo servizio ADI disabili (già denominata ex di terzo livello) ha previsto la presenza di soli sette operatori, atteso che dallo scorso mese di settembre la competenza per l’assistenza di malati gravi, è passata integralmente in capo all’ASL. Tra l’altro, è ben noto (certamente ai diretti interessati) che la subentrante Cooperativa appaltatrice del servizio, vincitrice del bando di gara, si è resa immediatamente disponibile ad assumere sette tra operatori già impegnati dalla precedente appaltatrice, tra i quali, in via di salvaguardia, i cinque operatori precedentemente impiegati e assunti in “clausola sociale”.
Ma vi è di più.
Dalle evidenze in possesso della competente Direzione comunale, consta che taluni operatori già dipendenti dell’appaltatore uscente, sebbene formalmente convocati per ben due volte dalla nuova appaltatrice, abbiano rifiutato la sottoscrizione del contratto con la Cooperativa subentrante.
Per quanto innanzi, ne consegue che eventuali ritardi o rallentamenti nell’erogazione del servizio non sono certo imputabili o attribuibili, neppure indirettamente, a responsabilità del Civico Ente che, in vero, ha certo il compito di garantire la continuità del servizio specie in ragione del fatto che sia esclusivamente rivolto a fasce particolarmente fragili della società ma certo, non ha la legittimazione di legge ad entrare pervasivamente nelle dinamiche contrattuali o pre-contrattuali che legano l’appaltatore ai propri dipendenti nell’ambito di rapporti di natura privatistica, oltre quanto abbia già fatto e stia comunque facendo presso i tavoli istituzionali convocati per le specifiche vertenze; specie in caso di rifiuto all’assunzione.
Ancora, preme ricordare quanto espressamente richiesto da chi scrive che, memore di quanto già accaduto in occasione del servizio oggi posto in capo all’ASL e relativo all’assistenza degli “ammalati gravi”, richiedeva all’appaltatore un affiancamento dei vecchi operatori con i nuovi, proprio al fine di rendere meno gravosi e traumatici per gli assistiti il cambio degli operatori, così tentando di assicurare una ideale continuità anche umana e relazionale, tuttavia non contemplata e nelle rigide norme in materia di affidamento di pubblici servizi. È poi appena il caso di ricordare che il (nuovo) servizio affidato non prevede certo l’assunzione di tutti i dodici precedenti operatori tra l’altro già impiegati in altro e precedente distinto servizio.
Tuttavia, dopo aver tracciato le necessarie premessi in fatto, la scrivente rappresenta di aver comunque già provveduto a avviare un proficuo confronto con alcuni rappresentanti proprio della stessa CGIL, i quali hanno anche proposto una soluzione che, allo stato, non sembra però operativamente percorribile.
Per tutto quanto precede, spiace osservare come una importante Organizzazione Sindacale, oltretutto firmataria del piano sociale di zona, asserisca in maniera evidentemente strumentalmente che il livello dell’assistenza sociale comunale non sia adeguato. Ciò, non prima di aver ulteriormente ribadito con la necessaria chiarezza che l’Ente civico tutela il servizio ed i cittadini e che in ogni bando di gara per l’affidamento dei servizi è sempre inserita la clausola sociale a salvaguardia dei lavoratori.
Nel rinnovare, anche in questa occasione, la massima disponibilità dell’Amministrazione e dell’Assessorato al ramo a ogni proficuo e leale confronto volto alla risoluzione delle questioni, si osserva purtroppo, con vivo stupore, quanto possa essere fuori luogo indire Sit in di protesta, senza aver prima cercato alcuna occasione di confronto approfondito con la parte politica. A riguardo, infatti, spiace osservare e dover sottolineare che nessuna convocazione è mai pervenuta alla scrivente in occasione della riunione tenutasi in data 19 dicembre u.s. presso l’ufficio controversie collettive.
Ancora una volta si constata con rammarico come, anziché promuovere occasioni di confronto costruttivo e risolutivo, si scelgano invece improficue soluzioni volte alla sterile contestazione e alla scialba polemica, foriere solo di inutili allarmismi.
L’Assessorato e la Direzione assicurano, comunque, l’adozione di ogni misura utile a non interrompere il servizio, mantenendo aperto, come Nostra consuetudine, ogni canale concreto e di collaborativo di dialogo istituzionale con le parti sociali.
Simona Scarpati
Assessore servizi sociali e integrazione