Probabilmente a causa delle recenti piogge, ieri è crollata una parte dell’antico acquedotto del Triglio, una importante opera idraulica di epoca romana, che costeggia la strada provinciale Taranto – Statte.
Ripristinare la parte crollata è essenziale, per ridare ai Tarantini un bene culturale di prima grandezza. Ma occorre anche prevenire ulteriori crolli e preservare nel tempo la struttura, oggi aggredita pesantemente dalle polveri minerali dell’ILVA, dato che si trova proprio a ridosso di quello stabilimento.
Nei giorni scorsi a Taranto è piovuto molto. Le polveri sottili emanate dall’ILVA, mischiate alla pioggia, giorno per giorno aggrediscono le opere dell’uomo, oltre alla sua salute, e frantumano gli antichi monumenti. Non a caso l’acquedotto del Triglio presenta un colore rossastro, invece che l’originario colore chiaro.
Una ulteriore testimonianza dell’impatto negativo di quello stabilimento sull’ambiente.
Ma adesso occorre pensare a come tutelare quest’opera monumentale: la Regione Puglia, insieme alla Soprintendenza e agli Enti interessati, farà la sua parte, come l’ha fatta anche nel recente passato contribuendo al restauro di un’altra parte della stessa opera, più vicina al quartiere Tamburi.
Non sarebbe male se in questo caso la nuova proprietà dell’ILVA contribuisse a finanziare la ricostruzione e le opere di prevenzione. Dimostrerebbe sensibilità per il territorio e offrirebbe un’immagine di sé migliore della proprietà precedente.
Mino Borraccino
Assessore allo Sviluppo Economico
Regione Puglia