Sono passate poche settimane dal termine delle riprese dell’action movie di Netflix “Six Underground”, curato dal regista Ryan Reynolds. Un colossal da 150 milioni di dollari girato tra Siena, Firenze e Taranto e che non poco dibattito ha scaturito nelle città che ha attraversato.
Se a Firenze inseguimenti ed esplosioni sono andati in scena per circa un mese, anche a ridosso della basilica di Santa Maria Novella e con un seguito di polemiche dovute a residenti costretti a estreme limitazioni di movimento, aiuole distrutte, recinzioni in ferro divelte e tombini rotti, anche Taranto è balzata agli onori della cronaca.
Da un lato le proteste di strada di alcuni commercianti per i mancati risarcimenti alle proprie attività isolate a causa delle riprese, bollate come tentativi di “estorsione” da alcuni ma smentite dalla produzione; dall’altro lo sfarzoso mega yacht “Kismet” noleggiato a cifre record e ormeggiato per tutti i giorni del film sotto due simboli della città, il Castello Aragonese e il Ponte Girevole, attirando quotidianamente centinaia di persone curiose di vedere tanto lusso sotto i propri occhi.
Nel mezzo anche qui, soprattutto nella Città Vecchia quale centro delle riprese, interruzioni del traffico veicolare quasi h24, chiusura per diversi giorni delle scuole e dell’asilo nido del Vasto , elicotteri ad altezza abitazioni, riprese di scene con esplosioni, incendi, spari e rilascio di fumi nell’aria.
A tutto questo non è stata corrisposta un’adeguata comunicazione ed organizzazione da parte dell’amministrazione comunale di Taranto, che permettesse di conoscere in anticipo i disagi e di sopperire agli stessi (se non tramite una pagina fb non ufficiale e che aggiornava in tempo reale le disposizioni ordinate dalla produzione), trovando per tempo alternative alla mobilità, soprattutto per chi lavora in altre zone, e garantendo la continuità del diritto allo studio per chi frequenta asilo e scuole della Città Vecchia, scaricando invece sulle singole persone e sulle famiglie il peso di quanto accaduto per circa due settimane.
Vogliamo anche ricordare che lo stato perenne della parte vecchia della città di Taranto, oltre lo stato di abbandono e incuria dei numerosissimi immobili pubblici pari al 60 % del patrimonio, vede fogne che non funzionano, mancanza di pulizia delle strade interne con mezzi preposti, scarsa illuminazione, carenza di spazi dove potersi incontrare, assenza di isola ecologica e cassonetti per la raccolta differenziata, pochissime aree verdi tenute in stato di abbandono e servizi che mancano. Quasi come se ci fossero abitanti di serie B.
E invece, anche per “Six Underground” così come per altri eventi sporadici, religiosi e non, improvvisamente è stata rimessa a nuovo: spuntano mezzi per le pulizie mai visti prima, diventa isola pedonale e illuminata a dovere.
Curiosità ed entusiasmo non sono di certo mancate per un territorio ansioso di uscire dalla monocultura industriale ed economica che ogni giorno la attanaglia, ma se da un lato l’imponenza del film è stata forse esagerata per un territorio ancora non attrezzato a dovere per grandi appuntamenti di questo tipo, sono sembrate oggettivamente delle briciole le somme destinate da Netflix (che già ha di suo usufruito del “sostegno” della Apulia Film Commsision) alla città: 150 mila euro (circa lo 0,1 % dei costi di produzione) di cui 40 mila solo di spese sostenute dal Comune. Decisamente pochine per un film che preannuncia profitti record a favore di una multinazionale quotata in borsa, con oltre 100 milioni di utenti e che nel 2017 ha fatturato più di 11 miliardi di dollari. A Firenze i 500 mila euro ( lo 0,3 % dei costi di produzione, e non 100 mila come sostenuto dalla Assessora Tilgher) di rimborso hanno procurato addirittura a Michael Bay la consegna delle chiavi della città e la maglia della Fiorentina da parte del Sindaco Nardella.
Anche la distribuzione dell’indotto generato (secondo il Comune 2 milioni di euro) ha riguardato grandi strutture ricettive attrezzate per una macchina organizzativa da più di 400 persone, o le attività di ristoro aventi la “fortuna” di affacciarsi nei punti chiave, non un processo diffuso ed omogeneo quindi.
Nell’auspicio che anche per le produzioni cinematografiche, così come per l’acciaio, possa avviarsi un dibattito costruttivo sul cosa, quanto, come e per chi si produce, evitando di “consegnare” la città a chi è pronto ad usarla per farci profitti ed andare via, potrebbe una amministrazione intelligente fare anche piccole cose per migliorarsi e sopperire ai disagi vissuti: coinvolgere le abitanti e gli abitanti dei quartieri attraversati dalle riprese per far decidere loro come spendere i risarcimenti ricevuti, promuovere incontri informativi pubblici preliminari con le produzioni cinematografiche e/o organizzatrici di grandi eventi in spazi pubblici concessi gratuitamente e in maniera continuativa alla cittadinanza, garantire servizi minimi quotidianamente e non solo durante i grandi eventi.
Perché non iniziare a Taranto proprio dalla Città Vecchia, affinchè oltre che essere un appetibile set cinematografico, possa essere soprattutto un luogo da ripopolare e vivere ogni giorno?
Movimento TuttaMiaLaCittà