“Fare chiarezza sulle eventuali ricadute ambientali e sanitarie provocate dalle emissioni prodotte dal cementificio Cementir di Taranto, in particolare dal co-incenerimento nei forni”. E’ questa la ragione al centro dell’esposto presentato ieri alla Procura di Taranto dall’europarlamentare tarantina del Movimento 5 Stelle, Rosa D’Amato. Esposto che porta anche la firma di Piernicola Pedicini, parlamentare europeo M5S, e dei consiglieri regionali pugliesi Antonella Laricchia, Grazia Di Bari, Mario Conca, Rosa Barone, Antonio Salvatore Trevisi, Cristian Casili e Gianluca Bozzetti.
L’iniziativa fa seguito a una serie di esposti presentati in tutta Italia da parte del Movimento, tra cui quello depositato a Trani per il cementificio Buzzi Unicem di Barletta. Si tratta di denunce circostanziate, puntellate da dati ed elementi che numerosi esponenti del Movimento chiedono vengano verificati dall’autorità giudiziaria.
I rappresentanti del Movimento 5 Stelle chiedono alla Procura tarantina, come già fatto a Trani, di verificare il rispetto da parte dei suddetti cementifici della direttiva europea 2010/75/Ue sulle emissioni industriali e se le ceneri di Css (“combustibili solidi secondari”, mix di rifiuti non pericolosi bruciati nell’impianto) utilizzate nel ciclo produttivo del cemento siano o meno dannose per l’ambiente, per la salute pubblica dei cittadini e dei lavoratori e possano palesare rischi di perdita di resistenza meccanica dello stesso cemento prodotto (rischi del tutto assimilabili sono già oggetto di accertamenti e approfondimenti da parte della magistratura per altri impianti operanti in Italia).
Inoltre, tra le tante informazioni tecniche e normative elencate nell’esposto, i pentastellati hanno posto il problema del rischio per i lavoratori, vista l’esposizione a cromo e cadmio – attraverso inalazione e assorbimento transdermico – e hanno evidenziato la violazione dei diritti dei consumatori che al momento dell’acquisto non possono distinguere una confezione di cemento con elementi tossici derivanti da processi di combustione di Css da una confezione di cemento prodotta “tradizionalmente”, senza ricorso ad elementi tossici derivanti da processi di Css e rispettosa del regolamento Ue sulla protezione della salute dell’uomo e dell’ambiente dai rischi delle sostanze chimiche.
Ove l’esposto-denuncia dovesse trovare oggettivi e comprovati riscontri, i rappresentanti del M5S hanno chiesto alle Procure di esercitare l’azione penale chiedendo di punire i responsabili come per legge, disponendo, qualora ritenga sussistenti i presupposti in via cautelare, il sequestro dei cementifici.
“Siamo profondamente preoccupati per gli effetti negativi sull’ambiente e sulla salute umana del co-incenerimento nei forni di cemento – hanno dichiarato Pedicini e D’Amato – Per questo abbiamo presentato le denunce alle due Procure pugliesi e abbiamo portato la problematica all’attenzione della Ue e dell’opinione pubblica. In particolare, ci siamo attivati dopo che l’Italia ha approvato una legge che facilita la combustione dei rifiuti urbani come combustibili solidi secondari. Grazie a questa legge, molti cementifici, come il Buzzi Unicem di Barletta ed il Cementir di Taranto, ora trovano redditizio bruciare i rifiuti. La questione – hanno aggiunto – è stata anche posta all’attenzione della Commissione Ue con varie interrogazioni presentate nei mesi scorsi dal M5S Europa e alle Procure di altre regioni italiane. Alla Commissione è stato chiesto di colmare i vuoti normativi intervenendo per proteggere i cittadini da una pratica che aumenta le emissioni di inquinanti pericolosi e mette in pericolo la salute pubblica. Inoltre, è stato chiesto che intervenga per far sì che i combustibili derivati dai rifiuti (Cdr) vengano coperti dalla Regolamentazione europea relativa alla registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione dei prodotti chimici”.