Il Parco regionale della Terra delle Gravine rischia di subire il colpo mortale! Meglio sarebbe dire … di morire nella culla! Infatti, nonostante decenni di battaglie da parte degli amanti del nostro territorio per dare alla Terra delle Gravine uno strumento legislativo e la formale istituzione con la L.R. n° 18 del 2005, il Parco è di fatto rimasto sulla carta per innegabili responsabilità della Provincia di Taranto (Ente di gestione nella fase di transizione) che, non solo non ha proceduto agli adempimenti per l’istituzione degli Organi di gestione definitivi e l’adozione del Piano pluriennale economico sociale del Parco, ma non è stata neanche capace di spendere i soldi assegnati dalla Regione e nemmeno procedere alla tabellazione!
Ma in questi 13 lunghi anni di voluto immobilismo, non si sono mai fermate le azioni demolitrici degli – da sempre – oppositori del Parco, con sponde politiche trasversali in Regione e che hanno già portato a varie modifiche alla Legge. Oggi si tenta di assestare il colpo finale, con le iniziative dei consiglieri regionali Perrini e Pentassuglia volte a tutelare esclusivamente gli interessi dei cacciatori: con l’approvazione (trasversale!) della L.R. n° 52 del 1° dicembre 2017, infatti, si stabilisce che “.. La perimetrazione del Parco deve essere rivista utilizzando confini certi, quali strade e muri a secco, al fine di tabellarla obbligatoriamente e opportunamente. Il confine va riperimetrato obbligatoriamente, sia per la zona 1 che per la zona 2, entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore del presente comma, sentiti i sindaci dei comuni interessati dal parco”
E’ chiaro che il vero obbiettivo è ridurre al nulla il Parco, attestandolo solo sulla zona 1 (che già segna in buona parte il confine esterno) su beni come boschi e solchi gravinali, già ampiamente salvaguardati. La riprova (se ce ne fosse bisogno!) nella Delibera n. 130 del 21 agosto 2018, con cui la Giunta Comunale di Castellaneta propone una nuova perimetrazione del Parco, ritenendo utile, tra le altre, «escludere tutte le aree a macchia mediterranea o boscate poste ai margini dei confini con i Comuni di Laterza e Mottola». Cioè, il Comune di Castellaneta, non solo riduce drasticamente le aree del Parco, ma esclude aree di grande pregio assoggettate a vincoli regionali, nazionali ed europei (con le possibili sanzioni del caso!)
E’ certamente auspicabile che i confini del Parco siano esattamente individuabili, , cosa che chiediamo da anni, ma non può e non deve essere l’alibi per riperimetrarlo in modo riduttivo, tanto più che è proprio la zona 2, dai vincoli più attutiti, che ospita le attività antropiche tradizionali, con l’obiettivo di valorizzarle. D’altra parte, oggi la tabellazione “fisica” è superata da una semplice applicazione digitale (peraltro già in uso).
Taranto e la sua provincia vive una crisi senza precedenti, con un’economia che è stata ancorata a lungo all’industria pesante, di cui subuisce le ferite su salute e ambiente. Si dovrebbe ripensare il presente e il futuro di questo territorio, partendo da ciò che per millenni ne sono stati i punti di forza: il paesaggio, la cultura, la posizione, il clima, la simbiosi tra la natura e l’opera dell’uomo. Luoghi con insediamenti rupestri come quello del nostro Parco e dell’attiguo Parco delle Chiese Rupestri del materano sono paragonabili, come importanza e bellezza, solo ai famosi siti della Cappadocia. Il Parco non è uno strumento di conservazione assoluta del territorio, bensì un mezzo per tutelarlo come luogo abitato dall’uomo e caratterizzato dalle attività compatibili con la sua vocazione. Per praticare economie alternative, occorre dare centralità alla Cultura, declinata in tutte le sue sfaccettature: l’arte, l’architettura, la storia, l’archeologia, la natura, il paesaggio, la ruralità, l’agricoltura, l’artigianato, la tradizione culinaria ed enogastronomica. Taranto e la Terra delle Gravine eccelle in tutti questi aspetti e “Matera capitale della cultura europea 2019” potrà esserne, se colto e interpretato correttamente, una tappa fondamentale.
Ma la L.R. 52/2017 introduce anche un’altra novità: la gestione del Parco è affidata a un consorzio costituito dagli enti locali interessati. Consorzio che si sarebbe dovuto costituire entro 60 giorni dall’approvazione della legge: di mesi ne sono passati 10, ma i Comuni, dopo aver spinto per questa soluzione, ora (forse perché hanno capito che devono metterci le risorse finanziarie) sono fermi al palo!
COORDINAMENTO PROVINCIALE PER IL PARCO DELLE GRAVINE
Associazioni ambientaliste e semplici cittadini che si battono per la tutela di questo inestimabile patrimonio
Per queste ragioni, si chiede al Presidente della Regione ed agli Assessori competenti che si prenda atto dell’immobilismo della Provincia sin dalla costituzione del Parco e del fallimento dell’ipotesi di gestione del Consorzio dei Comuni, e nomini con urgenza un Commissario, adottando i poteri sostitutivi, come previsto dalla stessa L.R. 18/2005; che si provveda con urgenza a rendere obbligatoria l’adozione dei sistemi informatici per il puntuale rilevamento dei confini del Parco da parte di chi pratica attività venatoria ed altre attività vietate nel Parco e nelle fasce di rispetto.
E’ tempo di rilanciare la mobilitazione in difesa del Parco!