Salire sul carro dei vincitori senza aver combattuto le battaglie, spesso è più facile, ma sicuramente è meno gratificate. Dopo l’atto conclusivo della lunga vertenza Ilva, che ha visto i lavoratori metalmeccanici dei vari stabilimenti del gruppo votare -attraverso il referendum – favorevolmente all’accordo siglato al Mise il 6 settembre scorso, il ministro Di Maio si appropria indebitamente di un risultato che non gli appartiene affatto. Di Maio è stato ambiguo protagonista di questa vertenza soltanto negli ultimi tre mesi.
Il ministro esprime soddisfazione in toni trionfalistici per il risultato raggiunto, senza proferire alcuna parola verso i tanti lavoratori, che da ormai otto anni pagano il prezzo più alto di questa vertenza. Nessuna parola per chi la vertenza la vive dal principio: quei sindacati dimenticati dal vice premier che hanno siglato l’ipotesi di accordo, apportando ogni correttivo possibile, al termine di un’estenuante no-stop lunga 26 ore.
Certamente da Di Maio non ci saremmo mai aspettati parole di elogio nei nostri confronti, ma nemmeno farneticazioni sui meriti. Quei meriti che i lavoratori ci riconoscono e ci hanno attribuito durante le tante assemblee tenute a Taranto in questi ultimi quattro giorni.
Questo accordo – come già detto in altre occasioni – per noi rappresenta soltanto il punto di partenza; vigileremo attentamente affinché quanto sottoscritto al Mise (piano ambientale e occupazionale) sia rispettato al millimetro.
Taranto, 13 settembre 2018