“Sono curioso di sapere cosa abbiano da dire sulla nostra sanità due dei maggiori responsabili del disastro in cui versa la Puglia. Il dubbio è che la reale motivazione di questo incontro sia la prospettiva di accordi elettorali per le prossime regionali”. Lo dichiara il consigliere del M5S Mario Conca in merito al confronto che sulla sanità tra Raffaele Fitto e Michele Emiliano in programma oggi.
“Fitto – spiega il pentastellato – nel suo mandato ha cassato le piante organiche, sottostimando il fabbisogno di personale, per evitare il piano di rientro. Una situazione incancrenita dal suo ministro di schieramento dell’allora centrodestra Tremonti, con le leggi 311/2004 e 122/2010, che hanno nel tempo impedito alle Asl di procedere con le assunzioni necessarie all’erogazione dei livelli essenziali di assistenza, perché impossibilitate ad applicare il turn over. Le risorse umane – continua – sono quelle più importanti in sanità e in questi quattordici anni, non potendo assumere, è stato un crescendo di privatizzazioni, convenzioni ed esternalizzazioni che hanno portato a un impoverimento dell’offerta pubblica, fatto aumentare la gestione clientelare e alimentato il precariato. Il colpo di grazia al nostro sistema sanitario l’ha poi dato Emiliano che, in perfetta continuità con Vendola, ha operato piani di riordino ospedalieri e programmi operativi che si stanno rivelando un “suicidio economico”. Questo lo affermano gli economisti, perché togliendo le fonti di ricavo per le strutture pubbliche, ovvero il nomenclatore tariffario e i DRG (Diagnosi Related Group), a causa della soppressione dei posti letto, della riduzione delle sedute operatorie e del taglio delle prestazioni, i conti non torneranno e la percezione degli assistiti sarà medio/bassa. È chiaro che la maggior parte delle risorse venga impiegata per erogare le prestazioni più costose e incomprimibili (e.g. urgenza e cronicità), quelle che il servizio pubblico non può differire o rifiutare, con il risultato – prosegue Conca – che chi ha bisogno di servizi ordinari non trova più risposte nel pubblico.Oggi è diventato normale attendere per una colonscopia nove mesi oppure rinunciare a operarsi di ernia, salvo che non si metta mano al proprio portafogli e si acceda con la libera professione per scavalcare le liste d’attesa. Se a ciò aggiungiamo il rapporto ricavi costi del 7% introdotto dal governo PD con le leggi di stabilità del 2016 e 2017, che hanno obbligato le aziende sanitarie a mettere in piano di rientro triennale tutti i nosocomi, entro il 2021 – conclude – la quasi totalità degli ospedali pubblici sarà a rischio chiusura e regalata al privato profit con acclusa e lauta convenzione”.