Prima di perseguitare le persone che scappano dalle guerre e dalla miseria il ministro Salvini dovrebbe rivelare che fine hanno fatto i 49 milioni di Euro di fondi pubblici – soldi degli italiani – di cui la Lega si è appropriata illegalmente. Dovrebbe spiegare perché lui e il suo partito hanno consegnato ai Benetton il 60% di Autostrade, permettendogli di aumentare il pedaggio a proprio piacimento. Dovrebbe chiarire, infine, perché la Lega è stata in prima linea, coi governi di centrodestra, nella distruzione dei diritti dei lavoratori: la legge che ha fatto esplodere i contratti precari porta il nome dell’allora ministro del lavoro Roberto Maroni. Ma questa non è solo storia di ieri: poche settimane fa la Lega ha imposto la reintroduzione dei voucher, cioè la legalizzazione del lavoro nero, e si prepara a regalare miliardi di Euro ai ricchi con la flat tax.
Perseguitare i migranti serve quindi a distrarre gli italiani dalle malefatte di un partito che è sempre stato dalla parte dei poteri forti. Ma il trucco ha i giorni contati. Le vere emergenze sociali del paese rimangono irrisolte: precarietà, disoccupazione, centinaia di migliaia di giovani che ogni anno fuggono all’estero. Nel frattempo il “governo del cambiamento” fa marcia indietro su Ilva, Tap e Tav.
Ma anche sulla questione migratoria la politica di Salvini è fallimentare. Nel 2011 la Lega, dopo proteste di facciata, ha accettato la guerra in Libia, che ha portato alla completa destabilizzazione di quel paese e alla fuga di migliaia di persone. Oggi il leader leghista sta trasformando l’Italia nel cane da guardia dell’Europa, con grande soddisfazione degli altri governi. Una scelta scellerata che scarica sul nostro paese tutte le responsabilità e i costi dell’accoglienza.
Rifondazione Comunista di Taranto sarà in piazza venerdì 31 agosto per la manifestazione “Diritti senza confini”, insieme alle organizzazioni e ai cittadini che chiedono al governo una svolta nella gestione dell’immigrazione e nelle politiche sociali. È necessario disobbedire ai trattati che obbligano i migranti a chiedere asilo nel paese di primo arrivo: solo così anche gli altri governi europei saranno costretti a occuparsi della questione. È necessario affrontare alla radice le cause dell’insicurezza diffusa, con investimenti che rilancino lo sviluppo, l’occupazione e i servizi pubblici. È necessaria una politica di pace e di cooperazione con gli altri paesi del Mediterraneo, per permettergli di risollevarsi dalle catastrofi degli ultimi anni.