Altro che dimissioni di comparti strategici. Molte delle associazioni che hanno rappresentatività e peso economico e produttivo nell’economia tarantina, sono ancora lì. Stiamo assistendo solo all’ennesima guerra di “spartizione di potere” in perfetto stile prima repubblica, proprio da parte di chi commenta o si veste di un finto nuovismo.
Così sulle dimissioni in Camera di Commercio, le sigle associative di Confartigianato, UNSIC e Upalap Taranto.
Crediamo sia necessario intervenire in questa polemica strumentalmente fomentata e travestita da “buone ragioni” dai consiglieri dimessisi nelle scorse settimane e artatamente alimentata sulla stampa da alcuni movimenti politici – dicono – perché nulla ha a che fare con il benessere delle imprese che continuano ad essere degnamente rappresentate da una larga maggioranza (ogni comparto ha seggi rappresentativi coperti – ndr), ma piuttosto si configura come l’ennesima battaglia di potere e di posizionamento ai danni di una intera comunità.
Chi parla in questi giorni di settori “non più rappresentati”, di programmi “filo-industriali” è chiaro ed evidente che non ha partecipato molto o ha brillato di assenteismo nei lavori del Consiglio camerale che proprio negli ultimi anni si è speso nel settore della diversificazione produttiva – sottolineano – partendo proprio dall’innovation tecnology, dallo studio dei distretti urbani del commercio e dell’artigianato, passando per i programmi sulla mobilità sostenibile, al lavoro preparatorio e fondamentale per il distretto del turismo e quelli per l’ internazionalizzazione anche di segmenti produttivi strategici come l’agricoltura.
Per Confartigianato, UNSIC e Upalap, tanto vale parlare di dimissioni “politiche” che nulla hanno a che vedere con le ragioni del “bene comune”, che restano invece a cuore dei 21 che continuano ad operare.
Poi le associazioni del commercio, dell’artigianato, dell’agricoltura, del turismo e dei servizi puntano il dito su alcune dimissioni e alcune prese di posizioni in particolare.
I consiglieri dimessisi non hanno brillato per presenza all’interno dei lavori del Consiglio Camerale – dicono – addirittura due di loro non hanno mai messo piede nella sede dell’organo. Strano che oggi si usi sulla stampa il vessillo della partecipazione, della proposta, senza mai aver sentito la necessità di incidere davvero su quelle politiche di sviluppo. Di più – precisano – ricordiamo perfettamente che in sede di approvazione dell’aggiornamento del bilancio preventivo 2018, il 20 luglio scorso, la consigliera dimissionaria Annicchiarico dichiarò con decisione il proprio voto favorevole. Ora, ci domandiamo: perché approvare un bilancio finalizzato proprio all’attuazione del programma camerale proposto da questo consiglio, per poi dichiararsi contraria qualche giorno dopo tanto da rendere necessario e urgente lo strumento delle dimissioni? Bipolarismo politico? Dissociazione cognitiva?
Si dica la verità – concludono – e mentre coloro si sforzeranno di trovare motivazioni credibili, e soprattutto confutabili e documentabili con fatti, lascino alla maggioranza l’onere e l’onore di continuare a perseguire il bene comune. Sediamo lì per questo!