Per salvare Taranto e rilanciare Ilva è necessario che il ministro Di Maio si assuma le responsabilità previste dal suo incarico e decida. Non si può dire si a tutti e attendere che altri decidano per lui. Bisogna riportare Ilva fuori dalla campagna elettorale permanente.
Quanto rimarcato oggi dalla stampa sulle modifiche del piano ambientale – tra l’altro un percorso conosciuto – conferma ciò che in queste settimane è la più grande preoccupazione: una perplessità da parte del ministro Di Maio sulla vicenda Ilva derivata dalla difficoltà di dover scegliere tra le “cose da fare” e le promesse fatte in campagna elettorale dagli esponenti 5 stelle in territorio ionico circa la chiusura dell’Ilva.
Che le modifiche al piano ambientale fossero state oggetto di discussione tra i Commissari (quindi il Governo) e Arcelor Mittal era cosa nota, disconoscere le stesse cose che si sono stabilite è ben diverso. Strano è anche annunciare un incontro tra Sindacato e Azienda in conferenza stampa quando ne i sindacati, né l’azienda ne sappiamo nulla.
Nel frattempo – almeno per ora – dopo l’incontro dei 62 (poi 60), resta silenziosa la maggioranza. La maggioranza costituita da quei lavoratori che in fabbrica sono preoccupati per il clima di incertezza e non solo per il posto di lavoro, come qualcuno tenta di far credere, ma anche e soprattutto perché vedono allontanarsi la possibilità di una bonifica e di un rilancio produttivo che darebbe risposte a tutti, tenendo insieme diritti fondamentali come quello alla Salute ed al Lavoro.
In questi mesi, parte della trattativa sull’occupazione è andata avanti: sui salari fissi, quelli variabili, sulla conservazione dei diritti individuali, sulle uscite incentivate. Manca il pezzo più importante, i numeri dell’occupazione su cui la trattativa si è arenata e che per noi vede la necessità di un coinvolgimento diretto del ministro Di Maio insieme al sindacato per portare a termine la vertenza Ilva senza nessun licenziamento.
Il ministro deve ora essere chiaro. Deve esserlo con noi, con i lavoratori e con le associazioni. La vera domanda è: Ministro, lei cosa vuole fare con Ilva?
Sicuramente un nuovo governo non è responsabile della situazione che trova (e non solo su Ilva), ma sicuramente è responsabile delle soluzioni e delle azioni che dovrà mettere in campo e non si potrà andare di proroga in proroga, di ricorso in denuncia, sperando che nel tempo accada qualcosa che cambi gli eventi.
Se la gara non va bene la faccia saltare, se va bene porti a termine la trattativa. Se farà bene su Ilva, lo abbiamo già detto, saremo ben lieti di riconoscerlo.
Di Maio dovrà scegliere se essere ricordato per colui che ha dato a Taranto e all’Italia un futuro industriale ed ecosostenibie o per aver avviato la “decrescita felice” fatta di assistenzialismo ed ecomostri abbandonati sul territorio che mai verranno bonificati.
Taranto, 1 agosto 2018