A distanza di cinque anni e mezzo i cittadini di Taranto e gli operai dell’Ilva, ogni volta che sulla città si alza un po’ di vento, sono costretti a vivere col terrore di una possibile tromba d’aria.
Il ricordo di quel maledetto 28 novembre del 2012, giorno in cui, a metà mattinata, un fulmine e una tromba d’aria seminarono terrore – a Taranto e nei paesi limitrofi – è ancora vivo in tutti noi: black out totale degli impianti, in particolare quelli di lavorazione della ghisa e le cokerie, dove fu colpita una torre alta circa 80 metri. Dallo stabilimento si levarono un’enorme nube nera e fiamme altissime.
Un operaio risultò disperso: la gru sulla quale si trovata fini in mare e ritrovata un paio di ore più tardi dai sommozzatori dei vigili del fuoco di Bari a venti metri di profondità incagliata nella sabbia. Del giovane operaio alla guida del mezzo nessuna traccia. Fu ritrovato cadavere due giorni dopo. Ventiquattro i feriti: quattro operai dell’Ilva condotti all’ospedale Santissima Annunziata di Taranto per cure ed accertamenti, altri 20 medicati nell’infermeria del siderurgico. Un pullman fu investito dai detriti sollevati dalla tromba d’aria. Altri fenomeni meteorologici – fortunatamente meno gravi – si sono verificati il 23 aprile 2015 e il 16 gennaio 2017.
Ancora vento forte che ha contribuito a colorare di rosso il cielo di Taranto; minerale dissipato in lungo e in largo, non solo al rione Tamburi. Un po’ come è accaduto oggi, intorno alle 13,30. Immagini davvero brutte in fabbrica e fuori dalla fabbrica.
Chissà fino a quando continueremo ad assistere a questo spettacolo pericoloso. Lo diciamo ormai da tanto tempo – troppo tempo – tanto da risultare noiosi e ripetitivi (o da essere strumentalizzati da chi ha poca memoria come se il nostro fare presto avesse connotazioni temporali politiche): lo stabilimento Ilva di Taranto va immediatamente ripreso, con una guida certa tale da rimuovere ogni rischio presente.
La copertura dei parchi minerali va accelerata, così come vanno adeguati gli impianti che lamentano l’ordinaria manutenzione dal porto all’area a caldo al resto dello stabilimento.
Serve chiudere quanto prima questa vertenza, portando in sicurezza la fabbrica. È quello che come Fim Cisl chiediamo con insistenza da quasi sei anni.
Taranto, 23 luglio 2018