“La democrazia attraversa una delle fasi piú contraddittorie della sua storia. Non c’è mai stato
un numero cosí alto di paesi con un regime democratico e non è mai stato cosí basso il numero
dei paesi non democratici. Mai come oggi la voce di chi chiede piú libertà nelle diverse regioni del mondo è stata cosí ascoltata e diffusa, soprattutto grazie alla rete”.
Parole e pensieri di Luciano Violante già presidente della Camera dei deputati e ospite della seconda serata della “Quattro giorni d’estate”, organizzata dall’associazione “Le città che vogliamo” in collaborazione con Argomenti 2000, fondazione don Tonino Bello, fondazione Guglielmo Minervini, parrocchia Regina Pacis di Lama e con il patrocinio morale di Cittadinanzattiva.
“Immettere forza morale nella democrazia”, questo il tema della dissertazione dell’on. Violante introdotto dal consigliere regionale Gianni Liviano. “Costruttori di futuro, sarti di un vestito composito che sono le comunità, questo è il vero obiettivo che vogliamo provare a centrare con questa nostra iniziativa”, ha ribadito Liviano, sempre attento alle dinamiche della politica, locale e nazionale.”Tornare a sognare, ecco cosa dobbiamo cercare di fare. Tornare a sognare – ha concluso Liviano – e sognare tutti un sogno comune. Abbiamo in mente un’idea di impegno politico che non debba mai prescindere dai valori che la motivano e dall’appartenenza alla comunità all’interno della quale si decide di impegnarsi. La dimensione valoriale, le ragioni per le quali ci si impegna in politica, vanno alimentate e condivise. Non è possibile impegnarsi politicamente senza riscoprire insieme le motivazioni forti, le ragioni dell’impegno”.
Cosa fare, allora, per immettere forza morale nella politica? “Si deve tornare – ha sottolineato l’on. Violante – al concetto di dovere per far vivere pienamente la forza della democrazia. Senza doveri non esiste il concetto di nazione: i doveri specificano il senso complessivo della cittadinanza, come obbligo politico e come rete di rapporti civici. La continua rivendicazione di diritti senza alcun riferimento ai doveri, inoltre, aumenta l’egoismo sociale e allenta i legami di appartenenza alla comunità civile”. Insomma, per Violante, i diritti senza doveri “trasformano i desideri in pretese, sacrificano il merito e finiscono per legittimare gli egoismi individuali. Promettendo diritti senza richiedere l’adempimento di doveri si accresce il rancore sociale, perché si promette quello che non si può mantenere, e, in ambito pubblico, si conferiscono poteri di veto, lasciando campo libero alla demagogia e al populismo. La politica è quel complesso di attività che serve alla comunità. La politica è una competizione senza regole per l’esercizio del potere”.
Perché senza regole? Presto detto. “Perché la politica – ha spiegato l’on. Violante – produce regole che servono a terzi e viene giudicata sulla base dei comportamenti dei politici che ispirano quelli dei cittadini. Il potere esercitato per le comunità è un potere buono, quello esercitato per la politica, no”. Ma la politica non può fare a meno “della competenza, messa da parte, invece, in questi ultimi tempi. Un problema, quello dell’assenza di competenze, creato dai social media generatori di camere ad eco dove non è importante quello che è vero ma quello che è condiviso. Altro problema – ha proseguito Violante – è quello del conflitto. In questa era politica vediamo classi dirigenti che aprono un conflitto dietro l’altro e non se ne chiude nessuno. E questo risponde ad una precisa strategia comunicativa. Invece, la grande capacità della politica è quello di chiudere i conflitti. La politica che li lascia aperti crea disastri sociali”.
Poi i quattro punti chiave della comunità. Studiare, rispettare, decidere, costruzione di comunità. “Studiare, perché bisogna studiare per istruirsi – ha poi spiegato meglio Violante -; rispettare, perché nessuno è depositario della verità, e ascoltare per capire cosa l’altro pensa; decidere, è fondamentale per la politica e, se non puoi decidere, devi dirlo; costruzione di comunità, laddove le comunità sono importanti per l’etica pubblica”.
La situazione in Italia? Beh, secondo Violante, in Italia “siamo di fronte ad un sovranismo in doppio petto, all’assenza di una classe sociale, quella del proletariato soppiantata dal precariato che è altra cosa perché è disperso, non ha rappresentanza sindacale, non ha nulla da offrire, non offre ruolo sociale e trasforma le retribuzioni in mance. Ci troviamo in una fase di nazionalismo, pericoloso per certi versi, che si vuol far passare per sovranismo e in una fase in cui la politica ha abbandonato la sua funzione pedagogica. La democrazia – ha poi concluso Violante – va insegnata alle giovani generazioni per costruire la futura classe dirigente”.