Nell’attesa che il Governo sciolga la riserva sul futuro dell’Ilva, voci sempre più insistenti parlano di un ulteriore rinvio di 90 giorni all’ingresso di Arcelor Mittal che, invece, pare stia silenziosamente prendendo possesso della fabbrica.
Nell’incontro con il vice premier Luigi Di Maio abbiamo più volte ribadito quanto denaro sia stato sprecato nel disperato, quanto inutile, salvataggio dell’Ilva e quanto sia invece più proficuo investire quelle risorse nella riconversione economica partendo proprio dallo smantellamento degli impianti fino ad arrivare alle bonifiche.
Del resto anche il precedente governo aveva previsto il reimpiego dei lavoratori non assunti da Arcelor Mittal nelle opere di bonifica.
Ci sono due cose però che potrebbero essere fatte subito, semplicemente nel rispetto della città: rendere pubblici il piano industriale ed il piano ambientale – allegati al contratto di cessione e mai portati a conoscenza dei tarantini – e legiferare in modo da neutralizzare gli effetti dei decreti salva-Ilva che hanno, di fatto, sospeso lo stato di diritto sul nostro territorio, immunità penale in primis. Dopo averlo fatto di persona durante l’incontro al MiSE di martedì scorso, ribadiamo pertanto al Governo e ai Ministri Di Maio, Costa e Lezzi in particolar modo, di farsi carico, nell’immediato, di queste istanze inderogabili per Taranto, in nome della trasparenza e del diritto.
La decisione di avviare immediatamente le procedure di chiusura dell’Ilva non è più procrastinabile perché – è bene che il Governo lo abbia sempre a mente – mentre si leggono le carte e si studiano i vari piani, a Taranto la gente si ammala e muore. E se in passato la città non riusciva a vedere un futuro oltre l’Ilva, ora sempre più tarantini stanno prendendo coscienza del ricatto che sta soffocando un intero territorio e non accetteranno ulteriori prese in giro.
Comitato Cittadini e Lavoratori Liberi e Pensanti, FLMUniti-CUB, Giustizia per Taranto, Tamburi Combattenti, Taranto Respira, Tutta Mia La Città e liberi cittadini.