«Il bullismo è una forma di omologazione. Ci sono persone che si ritengono depositarie di un modo di essere e lo applicano in maniera prevaricante nei confronti di altri soggetti più deboli». Secondo il Capo della Polizia Franco Gabrielli, i bulli sarebbero “omologati” e forti di un modo di fare da applicare con i più deboli.
Permettetemi di non essere d’accordo. Non si tratta di omologazione, ma di una devianza che va assumendo, di volta in volta, connotazioni sempre più aggressive. Si tratta di violenti veri e propri che andrebbero puniti in quanto tali.
L’ultimo caso di bullismo balzato alle cronache, riguarda un 17enne che frequenta un istituto tecnico in provincia di Lecce. Un ragazzo molto introverso che non ha mai denunciato la sua situazione, venuta alla luce grazie ad alcuni compagni di classe che hanno filmato gli episodi di violenza di cui era vittima in classe.
Ancora, se vogliamo citare un altro caso, Beatrice. La ragazzina che a Torino, di recente, si è gettata sotto un treno perché schernita per il suo aspetto fisico.
Non ultimo, quanto avvenuto a Lucca ai danni di un professore, minacciato e deriso dagli alunni. Il tutto filmato e finito sul web. Per i tre minori, oltre all’annunciata bocciatura, è stata intrapresa anche un’azione penale.
Si parla di bullismo solo quando fa notizia e non con la continuità e l’attenzione che il fenomeno meriterebbe, essendo lo stesso, molto spesso, causa di suicidio tra i ragazzini.
A tal proposito abbiamo chiesto un parere all’avvocato Eugenio Pini, legale del Centro Nazionale contro il bullismo “Bulli Stop”.
«Di bullismo non si deve parlare solo quando “fa notizia” – dichiara l’avvocato Pini – servono fatti concreti per risolvere il problema. Sono molti anni che affronto sotto il profilo legale e sociale questo tema e, pur notando un considerevole aumento dell’attenzione da parte delle istituzioni, penso che siamo ancora lontani dall’aver predisposto i giusti strumenti di prevenzione e repressione del fenomeno».
L’avvocato Pini, molto vicino all’argomento, è anche il legale della famiglia di Andrea Spezzacatena, il 15enne di Roma che si tolse la vita impiccandosi, perché vittima di bullismo. Andrea era deriso dai compagni perché amava il colore rosa, tanto da essere denominato “il ragazzo dai pantaloni rosa”.
«Nei primi anni di esplosione del bullismo in queste forme così aggressive ho dovuto affrontare, combattendola, la più ampia indifferenza da parte di chi sarebbe dovuto intervenire a tutela dei ragazzi “bullizzati” – continua Pini – Queste persone non si rendevano affatto conto del dramma personale sociale che vivevano i ragazzi e le loro famiglie e liquidavano la questione affermando che il bullismo c’era anche ai tempi loro e non se ne doveva fare un dramma! Solo ora e “sulla pelle” dei ragazzi si stanno lentamente rendendo conto che il bullismo è cambiato ed ha raggiunto forme di aggressività sconosciute in passato».