Nell’ambito della rassegna letteraria Beer & Book organizzata da Volta la carta, giovedì 12 aprile sarà a Taranto il più grande scrittore e narratore iracheno vivente, Jabbar Yassin Hussin. L’appuntamento è al Tabir, in via Cavour 35. Si comincerà alle 19.
In esilio in Francia dal 1976 per sfuggire al regime di Saddam Hussein, Yassin Hussin è tornato a Baghdad dopo 27 anni, nel 2003. A partire dal suo libro “Nel mio paese d’argilla” (Poiesis Editrice), un grande atto d’amore dell’esule per la sua terra, in cui racconta con impronta personale e dolorosa l’Iraq della dittatura e dell’esilio, della guerra e degli anni successivi fino ai giorni nostri, si parlerà dell’attuale situazione di quell’area e delle prospettive a livello culturale dei popoli del Mediterraneo.
Dialogheranno con lo scrittore il giornalista Vincenzo Parabita e il poeta e scrittore Giuseppe Goffredo. La traduzione sarà a cura della professoressa Agnese Trani. L’ingresso è libero.
IL LIBRO
Quando Jabbar Yassin Hussin ritorna a Baghdad, nel maggio del 2003, ha 48 anni. L’Iraq, deposto il dittatore Saddam Hussein, è occupato dall’esercito americano. Jabbar, dopo 27 anni di esilio, stenta a riconoscere la sua nazione, si aggira come un estraneo fra le macerie della sua città, fa fatica a ritrovare la casa dei suoi familiari. Sua madre ormai è morta, suo padre è stato “suicidato” dai sicari del regime. Anch’egli, come il suo popolo, è straziato dalla difficile non scelta di accettare l’oppressione interna dovuta a un feroce dittatore o l’occupazione di un esercito straniero venuto come gli altri a impadronirsi delle risorse del Paese, a depredare il suo patrimonio culturale, come è stato con il saccheggio della Biblioteca Nazionale di Baghdad. Questo libro, unico in Italia e in Europa, è il tentativo dello scrittore iracheno di ridisegnare la soggettività culturale e storica della sua terra millenaria, come nella prefazione dichiara il suo amico Edgar Morin. Jabbar racconta, con impronta personale e dolorosa, la liberazione e l’occupazione, le speranze e le cocenti delusioni per la democrazia a Baghdad, le contraddizioni del mondo arabo a dieci anni dalla seconda guerra del Golfo.
L’AUTORE
Giornalista, poeta, drammaturgo, scrittore di fama mondiale, tradotto in molte lingue e proposto da Gabriel Garcia Marquez al Premio Nobel per la Letteratura, Jabbar Yassin Hussin nasce nel 1954 a Baghdad, sulle rive del Tigri. Comincia presto a scrivere poesie e racconti brevi che vengono pubblicati su alcune riviste. Da giovanissimo accede al mondo del giornalismo e quando ha 17 anni è già un esperto di letteratura per bambini e pubblica più di venti racconti per l’infanzia. Purtroppo nel 1976, in seguito a un nuovo arresto da parte della polizia universitaria, dovrà lasciare l’Iraq per sfuggire al regime di Saddam Hussein e partire in esilio in Francia, da dove fa ritorno soltanto nel maggio del 2003. Oggi dedica tutto il suo tempo alla scrittura, al giardinaggio e alle questioni umanitarie. Tra romanzi, racconti e raccolte di poesie, ha pubblicato dodici libri. Ha vinto numerosi premi letterari in Francia, in India e in Italia, tra cui il Premio Internazionale Mediterraneo di Cosenza nel 2010. In Italia sono pubblicati il suo maggior romanzo “Il lettore di Baghdad” (2008), “Addio bambino” (2011), “Nel mio paese d’argilla” (2013), “Sogno di Baghdad” (2014) e “Il cammino di Giona” (2017), tutti dalla Poiesis Editrice, casa editrice pugliese sempre attenta a tenere alta l’attenzione su quanto avviene nel mondo arabo e nel Mediterraneo dal punto di vista politico e delle libertà civili.