“Dopo la melina di questi mesi il tavolo sulla cessione del gruppo Ilva ha visto oggi il tentativo di accelerazione da parte del governo e della multinazionale. Convocati come organizzazioni sindacali in seduta ristretta prima con il governo e successivamente con i vertici di Arcelormittal abbiamo potuto constatare che non vi è condizione alcuna per giungere ad un accordo. In primo luogo Arcelormittal dichiara di voler rispettare gli impegni assunti al momento della gara per l’acquisizione di Ilva, concordati cioè sotto la regia del governo”, dichiara Sergio Bellavita, ISB nazionale. Secondo l’organizzazione sindacale Ciò significa che la piena garanzia occupazionale dovrebbe riguardare solo 10.000 lavoratori sugli attuali 14.000 e comunque solo sino al 2023, data oltre la quale gli organici potrebbero persino scendere a 8.500. “il colosso dell’acciaio inoltre pretende di rivedere, in peggio ovviamente, le attuali condizioni economiche e normative dei lavoratori Ilva – va avanti Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Infine al momento nessuna garanzia sul mantenimento dei diritti di legge in capo ai singoli lavoratori è stata espressa con chiarezza”. Usb sottolinea che La responsabilità del governo è gravissima: ha messo in vendita ilva, la più grande acciaieria d’europa, a prezzo di realizzo senza pretendere in alcun modo la garanzia occupazionale e la continuità dei diritti per tutti i lavoratori. “Per queste ragioni è necessario che sia il governo stesso a dichiarare superate le condizioni di cessione pattuite con Arcelormittal allo scopo di consentire quindi un vero negoziato. Al sindacato si chiede oggi di sottoscrivere condizioni inaccettabili, frutto del patto di vendita tra governo e Arcelormittal. Se non si superano tali umilianti condizioni non sarà in alcun modo possibile sottoscrivere un accordo”, prosegue Bellavita. Arcelormittal è certamente un’impresa all’avanguardia sui prodotti e sui processi. Tuttavia il gruppo Ilva, lungi dall’essere decotto, continua a essere fortemente appetibile sul mercato. “L’accordo non va fatto ad ogni costo. Arcelormittal non è l’unica impresa interessata ad acquisire Ilva. Senza una disponibilità reale ad assumere tutti i lavoratori mantenendo loro i diritti acquisiti il prossimo incontro dell’11 aprile è destinato a sancire la fine del tavolo di confronto. Come USB, in sostanziale linea con le dichiarazioni di Fiom e Uilm, abbiamo dichiarato la più totale indisponibilità ad un’intesa che non garantisca occupazione,diritti e salario per tutti i 14.000 dipendenti – conclude Rizzo -. In questo drammatico quadro continuamo a denunciare la pesante situazione dei lavoratori degli appalti con decine di aziende che a causa dei continui ritardi nei pagamenti delle fatture scadute sono oramai ad un passo dal baratro. Sul piano ambientale abbiamo ribadito la necessità di introdurre il rischio sanitario e di accelerare le opere previste”.