Nella conferenza stampa tenuta ieri mattina presso le Manifatture Knos da attivisti del Movimento No Tap è stata data una ricostruzione dei fatti che non trova riscontro negli elementi oggettivi in possesso della Questura. Infatti è stato affermato che, alle 6.00 del 9 febbraio, la signora Annamaria Mangè era “per i fatti suoi” nei pressi della recinzione del cantiere Tap, ed in particolare in corrispondenza dell’ultimo cancello ancora fruibile, dopo che le strade e tutti gli altri ingressi erano stati già resi inaccessibili, per le barricate e gli impedimenti fisici collocati da un gruppo di circa 40 attivisti, molti dei quali travisati, presenti fin dalle 4.30 precedenti: ciò si evince dalla visione del filmato e delle foto allegate in cui si vede come l’azione fosse in realtà un attacco preordinato e quella che è stata definita dagli attivisti una “passeggiata”, in realtà era una azione violenta e mirata contro le Forze di Polizia. Ciò è ampiamente dimostrato dalle modalità con cui i circa 40 attivisti, suddivisi tra i due cancelli adibiti all’ingresso nel cantiere dei mezzi delle Forze di Polizia, hanno reso impraticabili quasi tutti gli accessi al cantiere e stavano per rendere impraticabile anche quello presso cui la signora Mangè stava “passeggiando”; “passeggiata” anomala considerato che erano le 6.00 di una rigida e piovosa mattina di febbraio. Nelle immediate adiacenze del predetto cancello erano già state apposte due ringhiere metalliche, grosse pietre e acceso un falò per impedirne l’utilizzazione al momento del cambio turno dei contingenti. Dopo che un mezzo dell’Arma dei Carabinieri, insieme a due equipaggi della Digos e una autopattuglia dell’Istituto di Vigilanza Alma Roma, erano stati fatti oggetto di aggressione con calci e lanci di grosse pietre, cagionando danni documentati fotograficamente, gli stessi mezzi di polizia venivano poi nuovamente accerchiati ed assaltati con calci ed un fitto lancio di sassi, quando erano in prossimità del cancello 4. Dinanzi a tale aggressione messa in atto da decine di persone (molte delle quali scappate al momento dell’uscita dei Reparti), si rendeva necessario l’immediato intervento del contingente di polizia presente nel cantiere, che non aveva altra possibilità di uscita se non da quello stesso cancello presso il quale gli attivisti stavano costruendo una barricata simile a quella raffigurata nella foto qui riprodotta. Nella circostanza i battenti del cancello sono stati aperti verso l’esterno per l’ovvia ragione di impedire agli aggressori di invadere il cantiere e per consentire, senza alcun ostacolo, l’uscita del personale di polizia. La signora si è fatta male semplicemente perché in quel momento non passeggiava, ma sostava troppo a ridosso dell’unico cancello da cui erano costrette ad uscire le forze di polizia, in soccorso dei colleghi all’esterno, come si evince in modo univoco dal filmato. Ulteriore affermazione non rispondente ai fatti è quella in cui si sostiene che la signora colpita dalla ringhiera non sia stata soccorsa dal personale di polizia presente sul posto: la circostanza è smentita sia da un contatto telefonico registrato alle ore 06.44 dalla Sala Operativa della Questura e dalla Centrale del 118, ma anche dalla stessa signora che a caldo dichiarava di essere stata aiutata dai poliziotti. Infine la prognosi di 7 giorni con codice verde in uscita appare scarsamente aderente alla “cruenta dinamica” dei fatti riferita dalla signora ai giornalisti.
Nel pomeriggio di ieri, un equipaggio in servizio di vigilanza ha sorpreso due minori nell’atto di collocare grosse pietre prelevate dai muri a secco tra via Puglia e via San Niceta. Gli stessi che erano già stati sorpresi nel gruppo di attivisti durante la “passeggiata” del 9 dicembre u.s., sono stati identificati, denunciati per danneggiamento e nuovamente affidati ai rispettivi genitori.
Altro equipaggio in servizio di vigilanza ha sorpreso e denunciato quattro attivisti colpiti da foglio di via obbligatorio e nonostante questo presenti nell’area adiacente il cantiere.