Il governo regionale non può continuare a mortificare i territori. Soprattutto non può perseverare nell’avallare operazioni antistoriche, anacronistiche e sistematicamente smentite da documenti e fonti archivistiche.
Il progetto identificato come “Piano di Valorizzazione del Tracciato della via Francigena del Sud – Progetto esecutivo secondo stralcio “Infrastrutturazione leggera e segnaletica del tratto garganico”, promosso dalla Regione Puglia, avrebbe l’ambizione di riscrivere la storia di una parte importante dell’antico cammino dei pellegrini. E lo farebbe a danno, non solo della cultura archivistica, ma anche delle comunità interessate, alcune nate e cresciute proprio intorno all’antico percorso, denominato Via Francisca o Via Francigena come la città di San Marco in Lamis, stretta tra due importanti conventi (S. Maria di Stignano e San Matteo Apostolo) che segnano il passo di un cammino millenario e ampiamente documentato da documenti, testimonianze e relazioni di illustri visitatori.
La Regione Puglia vorrebbe stravolgere la Storia e creare un nuovo sentiero, alternativo e completamente estraneo all’antico percorso, solo per un vezzo paesaggistico e suggestivo, creato artificialmente da qualche “esploratore” moderno che vuole cancellare la storia di una intera comunità, come quella di San Marco in Lamis, e stravolgere un percorso a danno di un territorio che su quell’antica arteria di comunicazione, fondamentale per il Gargano, ha creato la sua ragione identitaria e la sua stessa economia e coesione sociale. Una strada che da oltre 1500 anni continua a svolgere la sua importante funzione di collegamento tra comunità e territori, tra Gargano e Piana del Tavoliere, tra natura e spiritualità.
Il percorso della Via Francigena, nato a tavolino e lasciato in mano al marketing, sta causando molti malumori e prese di posizione. È successo con la zona ionico-tarantina, si ripete ora con quella garganica. Segno che c’è qualcosa che non va. Perché la protesta delle comunità locali (in verità l’amministrazione comunale sammarchese, se non fosse per il gruppo di studio della biblioteca francescana “padre Antonio Fania” e di qualche isolato studioso e accademico, pare subire in silenzio lo scippo storico perpetrato dalla Regione) non può rimanere inascoltata da parte del presidente Emiliano e dell’assessora Capone, così come l’operazione di maquillage storico non può essere avallata dal direttore Patruno.
Non stiamo parlando di una sagra di paese, ma di Storia, che ha radici in un contesto locale, che s’intreccia con quello nazionale e internazionale, non sulla base di supposizioni e suggestioni, ma facendo riferimenti a documenti, unici tra l’altro, che attestano un percorso di grande respiro storico, sociale ed economico per il Gargano, la Capitanata e la Puglia.
Apprezzo l’importante lavoro di coordinamento da parte del Comune di San Giovanni Rotondo, contesto i silenzi imbarazzanti dell’amministrazione comunale di San Marco in Lamis che deturpa la storia, danneggia la identità della comunità locale, ignora il ruolo e la funzione di due importanti conventi e si riduce a recitare un ruolo da comparsa in un contesto storico che la dovrebbe vedere candidata a più nobili e importanti ruoli.
Per questo invito il presidente Emiliano e l’assessora Capone a un immediato confronto con le comunità locali per redigere un percorso che non faccia scempio della Storia e che non cancelli l’identità di un territorio, cresciuto intorno a un percorso non solo religioso, ma strategico per la comunicazione, anche contemporanea, tra comunità, luoghi e riferimenti storici.