E’ il 1967 e Lorenzo Milani – il ricchissimo prete dalla vocazione improvvisa e tardiva che dal giorno della sua ordinazione non ha dato un attimo di tregua alla Curia fiorentina – ha già scelto i poveri, ha già creato la Scuola Popolare di San Donato, ha già accusato la Chiesa di schierarsi dalla parte dei padroni, ha già pagato queste accuse con l’esilio a Barbiana, e ha già fatto di quella cima inospitale della montagna il centro del mondo. Nel 1967 l’aspro sentiero che dalla piana attraversa il bosco e sale fino alla canonica dove Lorenzo fa scuola ai bambini montanari per 12 ore al giorno 365 giorni all’anno, è stato battuto talmente tante volte da somigliare quasi a una strada percorribile.
Questa storia la prendiamo dalla fine, quando Lorenzo è troppo malato per fare scuola a Barbiana e resta a Firenze a combattere una delle battaglie che più gli sta a cuore: far innamorare delle sue scelte l’agnostica, intellettuale e benestante Alice Weiss – sua madre – persuaderla che lui non avrebbe potuto fare altrimenti, convincerla (e forse convincersi?) che quello che è stato ha avuto un senso.
La regia di Cosimo Severo sintetizza in scene di fulminea efficacia l’ipocrisia dei vescovi ridotti a ombre da avanspettacolo, le polemiche intorno a scritti ritenuti eretici, il rapporto con gli adolescenti di Barbiana, ultimi tra gli ultimi, il fango con cui si tentò di offuscarne la memoria. E scava nell’intimo di due esseri che sanno far essere il loro personale emblematicamente politico ma nel senso alto del termine. Uno spettacolo che, con emozione, induce a riflettere e che, con il suo rigore e la sua sensibilità, crediamo possa essere tra i migliori omaggi possibili da rendere oggi a Milani. (Nicola Viesti su Hystrio)