Siamo un gruppo di lavoratori della fabbrica siderurgica di Piombino, di varia estrazione sindacale o politica o “senza tessera”, riuniti in un coordinamento che dal 2015 lotta per mantenere l’industria siderurgica a Piombino, riassorbire i posti di lavoro perduti e creare nuove possibilità di sviluppo e di occupazione nella nostra zona.
La nostra storia, nella sua drammaticità, è molto semplice: nel 2012 il precedente proprietario dichiara fallimento. Interviene il governo che mette la fabbrica sotto tutela: nomina un commissario straordinario per la liquidazione dei debiti e per la vendita del complesso industriale. Dopo una serie di manifestazioni d’interesse (tra cui quella di un truffatore internazionale già colpito da condanne, ma fortemente caldeggiato da forze politiche e sindacali locali), nel giugno 2015 si è arrivati a firmare un contratto di vendita con un imprenditore algerino senza nessuna esperienza nel settore. Costui ha fatto promesse mirabolanti, senza mai presentare un piano industriale e/o garanzie finanziarie. In cambio ha però preteso (e ottenuto!) un accordo sindacale che tagliava tutta la contrattazione di 2° livello, con una perdita di salario di circa il 30% e l’annullamento di buona parte dei diritti. A causa delle inadempienze dell’imprenditore, recentemente il Governo ha avviato le procedure per rescindere il contratto di compravendita cosa che peraltro noi chiedevamo da un anno e che oggi chiedono gli stessi sindacati. Come vedete, una storia molto simile alla vostra o a quella che potrebbe diventare la vostra. Tra i nostri maggiori rimpianti c’è quello che nessuno ha mai voluto unificare le lotte dei siderurgici ed ogni fabbrica è stata lasciata da sola.
Noi riteniamo sia giunto il tempo di rompere questo isolamento costruendo dal basso un fronte coerente che spinga le forze politiche e sindacali ad assumersi loro responsabilità.
Per quanto riguarda la nostra realtà, buona parte del futuro si deciderà nelle prossime settimane.
Proponiamo quindi di organizzare a Piombino una giornata di dibattito, come forma di solidarietà ai lavoratori che hanno tempi stretti davanti a loro e come prima forma di costituzione di un fronte all’interno del quale discutere di rivendicazioni, metodi di lotta e quant’altro.
Speriamo vivamente che raccogliate il nostro invito.