Si è tenuta in IV Commissione l’audizione dell’assessore all’agricoltura Leonardo Di Gioia, chiesta dai consiglieri del M5S Rosa Barone e Cristian Casili per avere chiarimenti in merito ai criteri di valutazione delle domande di finanziamento per la Sottomisura 4.1 del PSR.
“Siamo soddisfatti – dichiarano i consiglieri pentastellati – dell’impegno preso dall’assessore Di Gioia di rivedere la graduatoria dei progetti ammessi al finanziamento al fine di verificare la corrispondenza alla realtà dei dati inseriti nei PMA presentati”.
“La questione riguarda, in particolare – spiega Rosa Barone – il cosiddetto indice di performance economica medio e la redazione di progetti con parametri non ordinari. Sono diverse le domande in cui i richiedenti dichiarano una produttività del loro investimento pari o superiore al 100% annuo, un dato che se confermato, avrebbe permesso ai richiedenti di ottenere finanziamenti anche dalle banche. In questo modo ad essere danneggiate sono state le imprese più meritevoli, (se si pensa che questa è una misura finalizzata a migliorare la competitività e la redditività), mentre a essere favoriti sono stati i soggetti che hanno dichiarato dati probabilmente non rispondenti alla realtà”. In tutto sono stati presentati 3.078 progetti per una richiesta di 640 milioni di euro, di questi sono stati ammessi alla fase di istruttoria tecnico-amministrativa i progetti collocati nella graduatoria unica regionale fino alla posizione 652, per una dotazione finanziaria complessiva pari a 120 milioni di euro.
“Il PSR – incalza Cristian Casili – non ha saputo raccogliere la sfida dell’attuale agricoltura pugliese. Non si può pensare solo alle grandi aziende, perché sul territorio c’è una situazione molto polverizzata. Per quanto riguarda i bandi sul primo insediamento e sull’agriturismo sono tante le aziende meritevoli che saranno tagliate fuori a causa delle anomalie riscontrate sulle performance economiche di molte aziende che hanno gonfiato alcune voci. Sul biologico poi abbiamo assistito ad un vero e proprio fallimento con molte aziende che rimarranno ferme al palo pur avendo pagato l’organismo certificatore, oltre il danno la beffa. L’auspicio a questo punto – conclude – è che le prossime misure agroambientali sappiano cogliere i cambiamenti in atto e non si creino più disomogenità tra i territori, come accaduto finora”