Dottor Carlo Calenda, Ministro dello Sviluppo economico,
si è mai chiesto quanto costa, in realtà, un chilo di acciaio?
Non ci riferiamo ai costi della semplice produzione (a questo saprebbe rispondere in un secondo, immaginiamo); le chiediamo quanto costi in termini di distruzione.
Quanto costa in vite umane? Quanto in malattie e spese sanitarie? Quanto in tumori in ogni parte del corpo, senza distinzione di sesso e età? Quanto in gravi patologie cardiovascolari? Quanto in quelle respiratorie? Quanto in viaggi della speranza, quasi sempre diventata disperazione? Quanto in casi di depressione? Quanto in casi di infertilità maschile e femminile? Quanto in bambini nati già malati, nati morti o mai nati? Quanto in offese alle tombe dei nostri morti, deturpate dall’infinita impronta del rosso-ruggine maledetto? Quanto in diritti negati, soprattutto ai bambini? Quanto in territorio offeso? Quanto in giovani che partono per colpa di un’industria che crea disoccupazione? Quanto in agricoltura e allevamento negati? Quanto in mare violentato? Quanto in inquinamento che toglie il respiro? Quanto in futuro negato ad un’intera provincia di questa nazione? Quanto in sfregi alla bellezza e alla Storia? Quanto costa in tradimenti della Costituzione della Repubblica italiana?
Dottor Calenda, dia da svolgere questo compitino ai suoi figli, ai suoi nipoti; dia loro, come testo da consultare, la Costituzione italiana. Siamo certi che, da bravi bambini, sapranno darle il risultato giusto. Già perché immaginiamo lei e i suoi cari lontani da quel piombo che da noi entra nel sangue e arriva al cervello dei nostri figli procurando un ritardo cognitivo grave. In realtà, anche suo nonno Luigi, se fosse ancora vivo, avrebbe saputo risolvere il problema.
Solo alla luce del risultato che le verrà consegnato dalle manine dei suoi cari più piccoli potrà ancora dire che l’acciaio è strategico per l’Italia e tutto quello che comporta lo pagheranno, come già in passato e nel presente, i tarantini tutti.
Lei probabilmente ha avuto la fortuna di poter scegliere se raccontare oppure no la storia dell’orco nero che viene a prendere i bambini che non dormono. Noi viviamo nel terrore che l’orco nero soffi dalle sue ciminiere e venga a prendere i nostri bambini, anche se stanno già dormendo.
Tra qualche mese terminerà il suo mandato da ministro. Quel giorno faccia una carezza a tutti i suoi cari e dica loro: “Questa è la carezza dei tarantini.”