Ilva, il 31 ottobre USB proclama uno sciopero. “Apprendiamo dalla stampa che il Ministro Calenda si starebbe apprestando a riconvocare il tavolo per giorno 31ottobre al MISE. Eppure nessuna risposta è giunta da Arcelor Mittal in merito al taglio dei salari, alla possibilità di scorporare i dipendenti in più società, alle garanzie dei diritti acquisiti, alla non applicazione dei nuovi contratti con la formula del JOB’S ACT e nessuna garanzia sull’indotto Ilva, sull’abbattimento dei tempi per l’applicazione AIA ,sull’uso di migliori tecnologie e sulla valutazione del danno sanitario obbligatorio – spiega Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Noi però non faremo la fine di Zenica o Piombino. Siamo stanchi di discussioni inutili che stanno producendo il nulla. Per questo il 31 ottobre USB proclama lo sciopero di 24 ore di tutti i dipendenti Ilva e appalto. Il governo deve rispettare e attuare la Costituzione e vivere e lavorare in un ambiente sano è un diritto sancito dalla nostra Costituzione, garantire e tutelare i propri cittadini, salvaguardare l’ambiente e garantire reddito e lavoro sono principi richiamati dai padri costituenti”. Secondo Usb
produrre acciaio a taranto si puo’, ma non alle condizioni che Mittal propone. “ Un piano industriale inesistente se non su alcune slide, un piano ambientale ridicolo in cui si sostiene che dobbiamo continuare ad ammalarci per lavorare. E si pensa pure di tagliare salario e i diritti, oltre al numero dei lavoratori – commenta ancora Rizzo -.
Non stanno vendendo lo stabilimento, stanno svendendo tutta una comunità di persone che vive, lotta e muore per colpa di una politica nazionale incapace e malata”. Per USB riaprire la trattativa senza il ritiro della nota di apertura vuol dire trattare sui diritti acquisiti , sugli esuberi, sui nuovi contratti e sullo scorporo.
“Probabilmente ci faranno lo sconto …. gli esuberi non saranno più 4000, ma ci saranno comunque, non perderemo tutti i diritti acquisiti ma ad una parte dovremo rinunciare (pre pro pdr anzianità scatti super minimi ecc…) il risultato finale sarà che dovremo cedere conquiste importanti in cambio del “favore” che Mittal ci propone, cioè “l’assunzione” come dipendente di ARCELOR o di una sua associata – prosegue il coordinatore USB -. Chiaramente sottoscrivendo un verbale di conciliazione individuale di “null’altro a pretendere” che MITTAL proporrà ai dipendenti che lei sceglierà. Insomma un salto indietro di quasi 20 anni, sputando in faccia ai sacrifici che abbiamo fatto e alle lotte che abbiamo messo in campo. USB non è disponibile a ragionare sui diritti acquisiti, sulla divisione dei lavoratori in più società, sugli esuberi o licenziati né su nuovi contratti che prevedono l’applicazione del Job’s Act soprattutto non siamo più disponibili a ragionare sapendo che le misure sanitarie e ambientali previste non garantiscono nessuno, né i lavoratori né i cittadini”. Per USB le condizioni per andare avanti sono: prendere tutti i lavoratori alle stesse condizioni contrattuali ed economiche; l’abbattimento della tempistica sull’AIA; inserire le migliori tecnologie esistenti sul mercato; la valutazione del danno sanitario obbligatorio; garanzie sui lavoratori appalto Ilva. “Le istituzioni locali e regionali devono stare al tavolo. Il tentativo del Governo è quello di isolare e dividere: noi non ci stiamo. La partita dell’Ilva è una partita di tutta la comunità: non siamo “solo” dipendenti di Ilva siamo anche e soprattutto genitori di tutti quei bambini del quartiere Tamburi che sono costretti ogni giorno a giocare respirando minerale o a restare a casa perché c’è vento e il loro quartiere è invaso da polveri sottili e fumi”, conclude Rizzo.