Abbiamo assistito ieri alla ripresentazione in pompa magna dell’Associazione di Distretto tra due associazioni di categoria e i sindaci di Ginosa, Laterza, Manduria, Massafra e Sava. Attraverso i Distretti si sarebbero dovute finalizzare le azioni di sviluppo e i relativi finanziamenti che riguarderanno i territori pugliesi, ma per un assurdo concetto di rappresentatività mai davvero certificata, continuano a rimanere escluse da queste azioni che riguardano tutti noi, molte associazioni artigianali e del commercio e ancora più grave si tengono fuori da ogni tipo di governance su aree vaste e complesse come le provincie pugliese le Camere di Commercio. Credo sia arrivato il tempo di svelare il trucco interpretativo della Legge sui Distretti e restituire ai DUC la funzione per cui erano nati: favorire la partecipazione di tutte le componenti del commercio e non essere il club esclusivo degli interessi di qualcuno.
E’ duro il commento di Cisberto Zaccheo, referente dell’UNSIC Taranto: l’Unione Nazionale Sindacale Imprenditori e Coltivatori che secondo l’interpretazione data al regolamento redatto in sede regionale rimarrebbe fuori dai Distretti insieme ad altre importanti sigle del commercio e dell’artigianato.
Ieri si è battezzato un percorso che non ha nessun tipo di legittimità o senso logico – spiega ancora Zaccheo – considerato che si parla di una fantomatica “maggiore rappresentatività” delle associazioni delle imprese ma si omette di dire che proprio il comma 2 (modificato con legge 1/04 e con legge 5/08 dalla Regione Pugpia) dice che si “intendono associazioni delle imprese e organizzazioni dei lavoratori maggiormente rappresentative a livello regionale quelle che sottoscrivono il contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) di settore presenti nel Consiglio Nazionale dell’Economia e del lavoro” e non quelle che hanno più iscritti ammesso che sia realmente così.
Insomma secondo Zaccheo si sta tradendo il vero spirito per cui nascevano i distretti, pensati dal legislatore per creare necessario accordo e sinergie tra tutti i soggetti interessati alla valorizzazione del territorio, Comuni e commercianti in primis, ma anche Camere di Commercio, fondazioni, pro-loco, associazioni di promozione turistica, sindacati, associazioni di consumatori e persino imprese private.
L’assessore Mazzarano che ieri ha battezzato l’iniziativa ha detto che tutti comprenderanno “i benefici dello stare insieme” – ma quella andata in onda ieri è solo la versione “privatistica” di gestione di uno strumento che può avvalersi si di un organismo autonomo di gestione – sottolinea Zaccheo – ma costituito tra amministrazioni e associazioni di operatori commerciali che rappresentano istituzionalmente il settore tanto da sottoscrivere il Contratti Nazionali di settore.
La domanda dunque è d’obbligo – commenta provocatoriamente il responsabile dell’UNSIC Zaccheo – perché uno strumento così importante per i futuri assetti urbani, commerciali, imprenditoriali, occupazionali e sociali del nostro territorio viene considerata campo di mietitura di solo due associazioni di categoria? Perché si escludono le altre rappresentanze territoriali pur previste dalla legge? Perché si esclude un ente pubblico come la Camera di Commercio, che a Taranto che aveva già firmato con Comune e Associazioni la costituzione del distretto? Perché si esclude la rappresentanza del mondo artigiano che pure tanto “spazio” occupa nelle nostre dimensioni urbane? Perché si escludono le rappresentanze sindacali?
I quesiti diventano ancora più delicati quando si parla della fase successiva alla costituzione dell’Associazione di Distretto, considerato il passaggio come preliminare rispetto alla fase di accesso ai finanziamenti regionali: circa un milione e trecento mila euro.
Insomma per il responsabile dell’UNSIC un vero e proprio lavoro ad excludendum che rischia di ingenerare ulteriori frizioni in un territorio come quello di Taranto in cui ad esempio si dovrebbe avviare invece un vero e proprio processo di partecipazione ampio e condiviso.
Ma perché invece non offrire una lettura più precisa e puntuale dei “commerci” delle nostre realtà urbane – si domanda Zaccheo – e dei bisogni che rivengono dal basso? Perché parlare di rappresentatività omettendo ad esempio la scomparsa di alcune associazioni di categoria, considerate “maggiormente rappresentative” dalla città di Brindisi o commissariate in quel di Lecce e ridimensionate in maniera notevole, come dimostrano i dati camerali, nelle province di Taranto e Foggia? A chi giovano tutte queste estromissioni?
Il rappresentante di UNSIC poi termina con richiamo alle gestione delle risorse finanziarie messe a disposizione dalla Regione.
Un club ristretto deciderà le azioni da mettere in atto e le conseguenti assi di intervento finanziario, comprese quelle a finanziamento integrale relativo a piattaforme tecnologiche e digitali – dice Zaccheo – tutto mentre il tesoretto economico riveniente dalle quote royalties pagate dalla grande distribuzione alla Regione Puglia finirà equamente distribuito per tutte le province pugliesi, ma i raddoppi e gli ampliamenti riguarderanno solo Taranto. Strana politica strabica questa – conclude Zaccheo – che mentre da una parte ricorre al TAR dall’altra intasca!