Durante l’iter del Piano di riordino ospedaliero, Sinistra Italiana, che ha votato contro alla delibera, decretandone la bocciatura, aveva sollevato forti perplessità al disegno di istituire il Polo pediatrico scorporato dal Policlinico.
Il “Giovanni XXIII” da moltissimi anni non è più ospedale con autonomia gestionale. Quando la Giunta Fitto decise di abolire tutte le “Aziende Ospedaliere” (tranne i Policlinici Universitari, perché lo impediva la legge) insistenti nel territorio regionale, riclassificandole a semplici presidi ospedalieri delle ASL, il Giovanni XXIII era da tempo accorpato con il “ Di Venere” ed era già in grave sofferenza operativa, che rapidamente si aggravò quando perse la qualifica di azienda. Nel 2005 la giunta Fitto decise quindi l’accorpamento con il Policlinico, accorpamento poi portato avanti dalla nuova Giunta, che ne riconobbe la ragionevolezza. Infatti si trattava di concentrare in un unico plesso le competenze pediatriche della città, divise tra Policlinico e “Giovanni XXIII”.
Chiediamo a Emiliano come si può costruire un Polo pediatrico se il ” Giovanni XXIII” ha appena un centinaio di posti letto e gli mancano alcune importanti specialità?
Se Polo si vuole creare si deve ragionare in termini di relazioni e percorsi nell’ambito di un’unica azienda mista che trova maggior forza proprio nella collaborazione tra ospedale e università, tra specialità diverse.
Con un’unica cabina di regia amministrativa e politica in grado di valorizzare quanto costruito nel tempo e prevedere relazioni tra strutture che pongano al centro i bisogni delle famiglie invece di duplicare posti di potere.
Difficile immaginare che il Giovanni XXIII staccato dal Policlinico riesca a mantenere una sua autonomia economico-finanziaria, così come è difficile pensare che non sia costretto comunque a ricorrere ad alcuni reparti del Policlinico per casi di maggiore complessità.
Comprendiamo la volontà di dotare la Puglia di un Polo Pediatrico come il “Gaslini”, ma queste realtà si costruiscono con investimenti, con miglioramenti delle strutture e non con artifici amministrativi. Perché il rischio è l’affossamento delle strutture e un progressivo depotenziamento dei servizi, che sono la cosa che più interessa ai pazienti e ai cittadini.
In questi anni di grandissimo impegno, con una profonda ristrutturazione edilizia ed un forte sviluppo delle attività cliniche garantite da un lato dal buon rapporto con il Policlinico che ha trasferito uomini e mezzi e dall’altro contestualmente da una gestione unitaria del Pediatrico, è stata portata avanti la valorizzazione dell’esistente e l’Ospedale accentua attualmente alcune funzioni regionali, tra cui significativo è lo screening delle malattie congenite, operazione all’avanguardia in Italia.
Essendo il “Giovanni XXIII” da anni ormai inserito nella convenzione Università/Regione il suo scorporo è quasi impossibile. Ne avevamo del resto già parlato durante la delibera di Piano di riordino ospedaliero. Ribadiamo che a ci eravamo opposti come Sinistra Italiana presentando apposito emendamento.
Come al solito il presidente Emiliano decide di andare avanti da solo senza ascoltare consigli. Ne prendiamo ancora una volta atto.
Ora che la “frittata è fatta”, gli aspetti più problematici della incomprensibile decisione della Giunta Emiliano non sono quelli amministrativi, superabili con un aggravio di spesa comunque inutile, ma proprio quelli clinici: un ospedale che da venti anni non è autonomo, ha bisogno di una riprogettazione complessiva che non è stata prodotta neanche a livello di idea.
Stessa domanda sorge spontanea sulla decisione di commissariare il Policlinico: a cosa serve un commissariamento?
Caricare il capo dipartimento della sanità dott. Ruscitti anche di una gestione così delicata come quella della gestione del Policlinico porterà il valente professionista a fare male le due cose e inadatto a gestire entrambi i ruoli.
Poi, il dott. Dattoli ha commesso qualche grave errore? C’è qualche particolare disfunzione? E se viene commissariato il Policlinico, perché Dattoli viene spostato agli “Ospedali Riuniti” di Foggia?
La considerazione è banale: se ha commesso qualche grave errore, tale da indurre al commissariamento di una delle più importanti aziende ospedaliere del Sud, perchè si sposta quel Direttore Generale in un altra azienda ospedaliera?
Pensiamo che la mancata discussione e le scelte apparentemente inspiegabilmente adottate, rappresentino altri due esempi di dilettantismo.
Mino Borraccino
Sinistra Italiana