E’ una giovane mamma, ha un tumore alla testa, una bimba nata con una malformazione cardiaca, marito disoccupato, e non ha i soldi per curarsi a Bologna come le era stato consigliato.
Non ha i soldi per il cosiddetto viaggio della speranza, la via crucis che il tarantino senza colpe, ammalato di tumore, deve percorrere per alimentare la speranza di una guarigione.
Mamma e figlia hanno bisogno di essere curate, ma le cure hanno un prezzo a cui un marito disoccupato non può far fronte.
Questo è il quadro di quella che potrebbe essere una famiglia felice e amorevole, che però abita al Quartiere Tamburi. A ridosso dell’area industriale, la fabbrica di morte che miete vittime nell’indifferenza di un sistema troppo impegnato a salvaguardare i propri interessi a discapito di una comunità che sta morendo giorno dopo giorno, sia in termini di salute che in termini occupazionali.
A darne notizia sono i Genitori Tarantini con un post sulla loro pagina Facebook: “Storie vere, che non dovremmo mai leggere. È accaduto poco fa, una mamma tarantina, che abita sui Tamburi confessa su questa pagina di avere un tumore alla testa, ma ha deciso di non andare a Bologna, come le era stato consigliato dai medici perché una delle sue figlie è nata con una malformazione al cuore e non hanno i soldi per curare entrambi, il marito è disoccupato.. Non è possibile che stia accadendo..noi dobbiamo fare qualcosa!!
Chiediamo agli organi di stampa di aiutarci.. Dobbiamo aiutare questa famiglia!”
Siamo d’accordo con loro. Non è possibile non avere la possibilità di curarsi. Non è possibile continuare a subire le angherie di chi dei tarantini se ne frega e continua a fregarsene.
Non è possibile che una famiglia debba trovarsi al bivio della scelta tra “mangiare” o “curarsi”.
Che questa storia possa pendere sulle coscienze di chi, sul bivio lavoro-salute – ha costruito i suoi sporchi interessi. Nessuno escluso.