Sono sconcertato.
Peggio di così non poteva andare.
Ed io che mi ero illuso che avremmo fatto qualche passo in avanti.
E’ questa un’estate da dimenticare.
Da Chiatona a Torre Ovo (e forse anche oltre), assisto (quasi) impotente ad un territorio abbandonato a se stesso, devastato, in ginocchio.
Da Chiatona a Torre Ovo è un tutto un susseguirsi di camper non autorizzati, improbabili operatori dello street food, immondizia, sciatteria, assenza di controlli, strade dissestate, occupazioni abusive, parcheggiatori taglieggiatori, caos.
A questo punto, mi pare inutile parlare di turismo.
Si punti tutto su Ilva, Eni e discariche, dicevo provocatoriamente.
Non riesco a comprendere le ragioni di tutto questo sfacelo.
Non posso credere che la politica parli oggi di turismo solo in occasione dei protocolli di intesa, dei grandi eventi.
Qualche giorno fa vi è stata firma del protocollo per la creazione del distretto del turismo.
Una nota positiva in mezzo a tanto oblio.
Ma mi chiedo cosa serva un distretto del turismo a fronte ad un territorio tutto da rifare?
A che serve un distretto del turismo se non ad attrarre finanziamenti per la promozione territoriale?
E a chi o a cosa gioverebbe promuovere un territorio disseminato di abusivi, strade colabrodo, caos, sporcizia, degrado, discariche, inquinamento, odori nauseabondi già all’ingresso delle città in prossimità delle aree industriali?
A chi tornerebbe utile il distretto del turismo se a Grottaglie si lavora per la costruzione di una nuova discarica? E se tra Statte, Massafra e Taranto il territorio è alterato dalla presenza massiccia di discariche, industrie pesanti, cementificazioni e aree industriali fantasma?
Trovo inutile continuare ad operare in questo modo.
Trovo sciocco continuare a navigare a vista.
C’è bisogno di guardare al territorio ripartendo dai veri problemi.
Dalle cose più elementari: pulizia, strade, controlli, organizzazione, decoro.
Siamo disposti a collaborare.
Siamo disponibili a dare una mano alla politica a risolvere questioni ataviche.
E come sempre, lo facciamo con spirito imprenditoriale.
Desideriamo continuare a guardare a questo territorio come ad un’opportunità incredibile per tutti.
Ma dobbiamo cambiare rotta.
Dobbiamo ripartire da un piano strategico che analizzi le vere problematiche prima di ufficializzare slanci ed entusiasmi che poi finiscono per dissolversi nel nulla.
La politica prenda esempio dagli imprenditori di questa terra.
Non tutti gli imprenditori.
Ma almeno quelli che fanno parte della rete Made in Taranto. Imprenditori avulsi da logiche politiche o sindacali.
Loro non si sono mai rassegnati.
E nonostante una crisi imperante, loro sono riusciti ad aprirsi un varco importante nel mercato riuscendo a rilanciare le proprie attività, incrementando fatturati e persino personale.
Non è un caso. Nè questione di fortuna.
E’ questione di fare le cose per bene.
Prima di rilanciare le loro aziende, questi imprenditori sono tornati ad analizzare il proprio mercato, studiandone le opportunità e i punti di forza, ma senza lasciarsi sfuggire i punti di debolezza e le minacce. Sono ripartiti da qui.
E così deve fare la politica.
Basta annunci e protocolli d’intesa.
Si riparta da una strategia che tenga conto di tutto, ivi compresa la concorrenza dei territori confinanti e di ciò che hanno fatto comuni di paesi come la Croazia o la Slovenia.
Si riparta dalla concretezza delle cose.
Si ricominci ad esempio dalla pulizia delle spiagge.
Tempo addietro ebbi modo di lanciare anche qualche ipotesi in merito: da un lato è possibile attivare un protocollo ordinario con il tribunale di Taranto per l’affidamento di lavori di pubblica utilità a chi è stato condannato per reati minori. Da un altro lato, è possibile avvalersi della giustizia riparativa e favorire progetti di inclusione sociale. In pratica, per i reati previsti dal Codice della Strada (guida in stato di ubriachezza o sotto l’effetto di sostanze stupefacenti), è previsto che la pena detentiva e pecuniaria possa essere sostituita con lavori di pubblica utilità. Essi sono realizzati presso Enti locali o associazioni che hanno sottoscritto una convenzione con il Tribunale di Taranto. Gli enti ed associazioni mettono a disposizione un numero variabile di posti disponibili che sono regolarmente utilizzati a questo scopo. I lavori di pubblica utilità possono consistere nella prestazione di opera materiale o intellettuale, quali, ad esempio, i servizi di manutenzione del verde, o di assistenza alla persona, o di collaborazione alle attività degli enti, quali quelli svolti, in passato, dagli obiettori di coscienza; unico onere a carico dell’ente convenzionato è la copertura assicurativa INAIL, per gli enti locali, o volontaria per gli altri enti.
Sulla questione dei controlli, si lanci l’appello ai tanti cittadini che si sentono abbandonati a se stesso.
Questi possono diventare sentinelle coperte da anonimato.
E possono collaborare con i Comuni per il presidio del territorio.
E infine, si collabori con chi di marketing se ne intende.
Noi di Made in Taranto abbiamo competenze tali da ESSERE GLI UNICI A GARANTIRE RISULTATI grazie ad anni trascorsi all’estero a studiare come risollevare aziende e territori. Non solo a studiare. Anche ad operare. Siamo gli unici che garantiamo risultati per iscritto.
Made in Taranto è partita dall’essere una semplice associazione.E si è evoluta in un network che oggi viene contattato dalle aziende del centro e del nord con l’obiettivo di creare sinergie tese allo sviluppo anche di quei territori.
Siamo anche e soprattutto un network di professionisti e aziende che, nonostante i tanti problemi locali, sta progredendo e avanzando nei rispettivi mercati di riferimento.
I Comuni ci contattino.
Siamo pronti a collaborare gratuitamente.
Non è più tempo per i mega tavoli istituzionali dove occorre mettere d’accordo centinaia di teste con chissà quali velleità.
Noi siamo gente operativa, fattiva.
Lontana anni luce dalla politica degli annunci.
Siamo persone che vogliono il bene di questa terra.