La Festa della Liberazione è molto di più di una pur importante ricorrenza: è la nostra memoria collettiva che ci ricorda chi siamo. Ci ricorda che siamo un popolo che ha sconfitto la dittatura, un popolo che ha riconquistato la libertà grazie al sacrificio e al coraggio dei partigiani. Ci ricorda, la Festa della Liberazione, che la libertà non è mai data una volta per sempre. Torna alla mente la definizione di Piero Calamandrei: la libertà è come l’aria, ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare.
Il 25 aprile rappresenta perciò un monito e un avvertimento per tutti noi: abbiamo il dovere di custodirla la nostra libertà, di difenderla da chi vuole limitarla, umiliarla, deriderla. Questa giornata ci ricorda insomma che la democrazia vive del nostro impegno, della nostra capacità di difendere i diritti, soprattutto quelli dei più deboli.
Il 25 aprile ci invita a volgere lo sguardo verso gli altri, ci esorta a prendere coscienza di un dato oggettivo e tuttavia spesso sottovalutato: ognuno di noi si realizza nella relazione con gli altri, nella constatazione, cioè, che la partecipazione alla vita sociale altro non è che un tratto costitutivo della persona. Questa bellissima festa ci ricorda che l’Italia è stata ricostruita, diventando nel tempo una delle nazioni più importanti del mondo, grazie al contributo di tutte le culture politiche che si sono riconosciute nei valori democratici. La rinascita, dopo la tragedia della guerra in cui il fascismo ci aveva condotto, è stata possibile grazie appunto ad un incontro tra diversi, tra laici e cattolici, comunisti e liberali, socialisti e repubblicani e tanti altri ancora.
Questo significa che soprattutto chi sceglie l’impegno politico e istituzionale deve favorire sempre il dialogo e il confronto tra idee diverse, all’insegna della mitezza e del riconoscimento del valore intrinseco di chi ci sta di fronte e legittimamente intende esprimere un’altra posizione. Non è sempre facile, spesso costa fatica, ma abbiamo il dovere e la responsabilità di provarci, ogni giorno.
La dialettica democratica, infatti, ci consente di tenere a debita distanza quel pensiero unico che rappresenta l’anticamera dell’autoritarismo. Autoritarismo di cui, evidentemente, non avvertiamo alcuna nostalgia.