È morto Papa Francesco. Con lui se ne va non solo il 266º pontefice della Chiesa cattolica, ma anche un simbolo vivente di misericordia, umiltà e dialogo. Il mondo intero si raccoglie nel silenzio di una preghiera comune, mentre il cuore della Chiesa batte forte del dolore per una perdita che lascia un segno indelebile nella storia del nostro tempo.
A risuonare, tra i tanti messaggi di cordoglio, sono le parole vibranti dell’arcivescovo metropolita di Taranto, monsignor Ciro Miniero, che in un messaggio intenso ha ricordato la figura del Papa con profonda commozione e gratitudine:
“Muore un profeta di pace, un amico dei poveri. A noi il compito di continuare la sua preghiera incessante perché tacciano le armi in tutto il mondo.”
Papa Francesco, primo pontefice proveniente dal continente americano, ha incarnato una Chiesa in uscita, povera tra i poveri, capace di parlare con dolcezza e fermezza ai grandi della Terra come ai piccoli dimenticati delle periferie. Un pastore che non ha mai smesso di cercare, di ascoltare, di servire.
Nel suo messaggio, l’arcivescovo Miniero ha sottolineato:
“Nel mentre nella Chiesa risuona il saluto del Risorto e il suo invito a precederlo in Galilea per cominciare la stagione del Vangelo, apprendiamo con grande dolore della morte del Santo Padre Francesco.
In dodici anni del suo ministero ci ha insegnato la creatività e la libertà dello Spirito di Dio che anima e conduce la Sua Chiesa. Negli ultimi tempi ci ha testimoniato la potenza della croce nella debolezza della sofferenza.”
Francesco ha scelto fin dal primo giorno un nome che fosse promessa e programma: quello del poverello di Assisi. Fedele a quell’ispirazione, ha attraversato il suo pontificato come un uomo semplice, disarmato, ma profondamente radicale nel Vangelo.
Il saluto dell’arcivescovo Miniero si conclude con una preghiera rivolta al Cielo:
“Preghiamo perché ora Francesco, contemplando il volto di Dio, possa sostenere questa Chiesa nel suo camminare insieme. Ti vogliamo bene, Papa Francesco.”