Montemesola torna a risplendere sotto la luce calda e solenne dei riti tradizionali della Settimana Santa, curati in ogni minimo dettaglio dalla Confraternita di San Michele Arcangelo. Siamo nel vivo del momento più atteso ed emozionante, che già domani regalerà intense suggestioni con le poste dei “Perdoni” delle due confraternite di San Michele Arcangelo e del Santissimo Rosario, i quali usciti dalle rispettive chiese, si recheranno in chiesa Madre per inginocchiarsi all’altare della reposizione.
La voce antica della spiritualità popolare torna a farsi sentire tra le strette vie del paese, portata dal passo cadenzato e silenzioso di confratelli, consorelle e devoti. È un ritorno che non si annuncia con clamore, ma con la forza gentile delle emozioni, con fede e devozione.
Per chi è nato qui, questi riti non sono semplici tradizioni: sono radici che si intrecciano con la memoria e l’identità. I volti coperti dai cappucci bianchi, le vesti lunghe che sfiorano l’asfalto, il peso della croce nei pensieri dei devoti penitenti e scalzi; le statue sacre portate a spalla con la fatica di chi sente sulla sua pelle una grazia ricevuta o chiesta.
Ogni dettaglio parla una lingua che non ha bisogno di parole per essere compresa. È il linguaggio muto della fede, quello che si tramanda con uno sguardo, una stretta di mano, una lacrima trattenuta al passaggio della Mamma vestita in nero e col cuore colmo di amore.
La Confraternita di San Michele Arcangelo ha curato ogni gesto con la pazienza e l’amore di chi sa che custodire il sacro è anche un atto di resistenza culturale. Dietro ogni processione c’è il lavoro nascosto di mesi, la preparazione, la cura e l’attenzione di confratelli e consorelle mossa tra i banchi di una chiesa che è più casa che tempio. I confratelli e le consorelle, giovani e anziani fianco a fianco, hanno ricucito il filo della tradizione con la dedizione di chi non accetta che la memoria svanisca nell’oblio del tempo moderno. E lo hanno fatto con l’intelligenza di superare antiche barriere e rendere, nel sacro della tradizione, omaggio alle donne del nostro tempo. Saranno anche quest’anno infatti, circa 100 donne, le protagoniste dei Riti.
Il Venerdì Santo a Montemesola non è una data sul calendario: è un’esperienza collettiva. Le luci si abbassano, il silenzio cala come un manto sulla comunità, e in quel silenzio si compie il miracolo di una partecipazione profonda, sincera, autentica. Non c’è spazio per il rumore del mondo, per l’idolatria fanatica. C’è spazio solo per la riflessione, per la bellezza austera della sofferenza condivisa. I bambini guardano incantati, gli anziani trattengono un nodo in gola. E in tutti, la consapevolezza che qualcosa di grande, di vero, di necessario si sta compiendo.
Questo ritorno non è solo celebrazione: è rinascita. È la prova che la fede, quando è vissuta con il cuore e non solo con il rito, può attraversare le tempeste del tempo e ritornare più forte. Montemesola, con la sua Confraternita di San Michele Arcangelo, ci ricorda che c’è ancora spazio per l’autenticità, per la bellezza semplice ma intensa di ciò che ci unisce.
E allora, mentre le fiamme dei ceri tremolano nel vento della sera e le campane suonano lente, il paese intero cammina con loro, non solo con i piedi, ma con l’anima. Perché in quella lunga marcia tra dolore e speranza, ogni passo è una preghiera. Ogni sguardo, una promessa. Ogni respiro, un atto d’amore.