Nostalgia. Nostalgia canaglia. E voglia di riprendersi quei colori belli, eleganti, dignitosi, gloriosi. E tanto amati. E’ la sensazione che ti trascina abbandonandosi a una storia dell’ormai lontano 1968: il Taranto contro il Real Madrid, i rossoblu di capitan Napoleoni che sfidano i blancos pluridecorati. Irreale ma vero. Sull’erba del ‘Salinella’, il mitico campo in tubi Innocenti voluto e costruito in cento giorni dall’altrettanto mitico presidente Michele Di Maggio.
E’ la traccia de “Il pallone del Real”, in una serata densa di emozioni, sul palco del teatro Turoldo. Una serata bella nella sua semplicità, suggestiva e senza inutili orpelli, fatta di racconti, immagini, voci narranti, attori. Dedicata al Taranto che fu, dedicata al Taranto che non c’è. Dedicata alla città, ai tifosi. Con un grido finale di gioia e dolore: forza Taranto!
Ricostruire quella giornata per gli autori non è stato complicato. Ritrovare i simboli di quella storica partita un po’ più difficile, ma quei pochi o per alcuni tanti ritrovati son bastati e avanzati per scrivere una storia vera e appassionata. E già, perchè il Taranto non avrà vinto scudetti – se non quello Dilettanti – nè trofei nazionali e internazionali, ma di sicuro ha una Storia con la maiuscola, una storia che s’appresta a diventar centenaria e che neppure le ultime nefandezze che sopporta potranno mai cancellare.
Scorrono le parole, partendo dal mito Puskas, colonnello esiliato d’Ungheria che la sua primavera praghese la trovò, per fortuna sua e del calcio, in Spagna proprio con il Real Madrid. Già, il Real Madrid che spaccò il mondo – e tuttora lo spacca – deliziando calcio e trofei, club leggendario insuperabile, impreziosì il terreno del ‘Salinella’ una domenica di settembre, nel ’68: il presidentissimo Di Maggio riuscì ad anticipare società come la Roma, ad esempio, e ingaggiare i blancos. Da non crederci per una società di serie C che, a Madrid, neppure conoscevano.
La storia parla di una partita a senso unico. Ma anche di una città entusiasta, e perchè no? incredula. Napoleoni&Co. contro Amancio, Gento, Pirri e gli altri splendidi interpreti regalarono una domenica di ‘fiesta’ alla gente di Taranto. Naturalmente, il risultato era scontato: 4-0 per il Real Madrid, ma come non esaltarsi per una traversa di Gagliardelli e qualche serpentina del ‘coreano’ Beretti?
Dunque, al Turoldo s’è narrata la nostaglia di un calcio che fu. Ricamando su… “Il pallone del Real”. Strappando applausi e qualche malcelata lacrima. Commuovendo in prima fila proprio capitan Alfredo Napoleoni e il suo vecchio compagno Mario Biondi, così come Vincenzo Di Maggio, figlio del presidentissimo Michele, e i tanti che in quella domenica del ’68 sugli spalti del ‘Salinella’ c’erano. Immaginando i tavoloni rumereggiare e lo sbattere dei seggiolini in tribuna, lo sventolio delle bandiere. Passione allo stato puro.
Come appasionate le parole finali di uno spettacolo da replicare senza dubbio. Parole di speranza e l’invito a stare insieme, a riprendersi il Taranto insieme. Oggi c’è fango perchè c’è chi lo ha infangato. Ma il fango volendo scompare e dopo la tempesta può esserci il sereno. La Storia non si cancella, nessuno può farlo. Semmai si coltiva e trasmette valori, soprattutto ai più giovani.
Applausi. Sinceri. A Luigi De Biasi che ha curato testo, adattamento e regia. A Carlo Esposito e Franco Valdevies, a Donato Moretti, ad Aldo Salamino e Giuseppe Moretti. E all’inconfondibile voce di Gianni Fabrizio. Applausi doverosi ma soprattutto sentiti. Perchè il Taranto e tutta la città meritano di più. Specie se riuscisse finalmente a diventare comunità.