L’ultima trovata comunicativa parla di un dissalatore alimentato al 100% da energia rinnovabile, con certificazione tramite Garanzie di Origine (GdO). Tuttavia, questa informazione non era presente nel progetto iniziale. Si tratta di un elemento introdotto solo successivamente, sollevando dubbi sia sul processo decisionale sia sulla trasparenza con cui AQP ha gestito l’iter autorizzativo. Se questa fosse stata una scelta strategica reale, avrebbe dovuto essere esplicitata sin dalle prime fasi progettuali e inclusa negli studi ambientali e nelle analisi costi-benefici. Il fatto che emerga a CDS chiusa suggerisce più una mossa comunicativa per mitigare le critiche sull’elevato consumo energetico, piuttosto che un autentico impegno ambientale. Anche la certificazione tramite Garanzie di Origine (GdO) appare un tentativo postumo di rendere il progetto più accettabile. Le GdO, infatti, non garantiscono che l’energia utilizzata provenga realmente da fonti rinnovabili in tempo reale, ma solo che, in qualche parte d’Europa, un quantitativo equivalente di energia verde sia stato immesso in rete. In sostanza, il dissalatore continuerà a prelevare elettricità da una rete che comprende anche fonti fossili, mentre AQP si limiterà a “compensare sulla carta” il proprio consumo. Il tutto appare un tipico caso di greenwashing, più orientato alla propaganda che a una reale sostenibilità ambientale.
Come comitato impegnato nella reale tutela del territorio, vogliamo ribadire un concetto essenziale: un fiume non è solo acqua che scorre. È un intreccio di vita, un legame invisibile che connette ecosistemi naturali e comunità umane. Il fiume Tara non fa eccezione: è una risorsa preziosa, non solo per il suo valore ambientale, ma anche per il suo ruolo nella cultura, nell’economia e nella sicurezza idrica del territorio. Oggi, però, questa connessione rischia di essere compromessa da un progetto che non ne riconosce pienamente l’importanza. Il fiume Tara è un esempio straordinario di biodiversità e di equilibrio idrogeologico. Le sue acque alimentano habitat unici e supportano specie protette, estremamente sensibili alle alterazioni del loro ambiente naturale. Eppure, AQP continua a trattare il Tara solo come una fonte d’acqua, ignorando completamente i benefici economici e ambientali che il fiume fornisce anche senza essere sfruttato. I suoi servizi ecosistemici, come la regolazione del ciclo idrico e il supporto alla biodiversità, non vengono minimamente considerati nelle valutazioni di AQP. L’assenza di questa analisi porta a una sopravvalutazione dei benefici del dissalatore e a una sottostima degli impatti ambientali.
Le persone proteggono ciò che percepiscono come prezioso. Ma come si misura il valore di un ecosistema? Nel 1997, Robert Costanza e il suo team introdussero il concetto di valutazione economica dei servizi ecosistemici, stimando che la natura fornisce benefici per un valore di circa 33 trilioni di dollari all’anno, superiore al PIL mondiale dell’epoca. Il loro studio ha dimostrato che gli ecosistemi offrono servizi essenziali per la società, anche se questi non vengono contabilizzati nelle tradizionali analisi economiche.
Applicando questa visione al fiume Tara, possiamo affermare con certezza che la sua tutela non è solo una questione ambientale, ma anche una scelta di buon senso economico. L’insegnamento di Costanza è chiaro: ignorare il valore economico dei servizi ecosistemici porta a decisioni miopi, con costi nascosti molto più alti di quanto inizialmente previsto. Se il fiume Tara fosse considerato non solo come una “fonte d’acqua”, ma come un asset economico e ambientale strategico, le scelte politiche e infrastrutturali sarebbero molto diverse. Se il valore economico del fiume Tara fosse pienamente considerato nell’analisi del dissalatore, il progetto sarebbe ancora ritenuto conveniente? Difendere il fiume significa difendere l’identità culturale, la biodiversità e la sostenibilità economica di un’intera comunità. Proteggerlo non è solo una questione ambientale, ma una scelta di buon senso economico. Come afferma Robert Costanza: “Se perdiamo la natura, perdiamo noi stessi. L’economia è una sussidiaria dell’ambiente, non il contrario”. È tempo di ripensare le nostre priorità e riconoscere il vero valore delle risorse che ci sostengono.