Ancora una volta a questa terra viene imposta una scelta non condivisa: la costruzione di un grande dissalatore sul fiume Tara. Nonostante i pareri negativi non solo della comunità ma anche di organismi scientifici
L’ennesimo schiaffo alla città di Taranto. L’ennesima scelta sulla pelle dei tarantini. D’imperio, su una terra che rischia l’ennesimo stupro. Il dissalatore sul Tara, fiume caro ai cittadini per il suo valore storico ma anche per il suo valore ambientale, è l’ultima scelleratezza pensata e definita a Bari quasi a voler certificare la sottomissione di un territorio a cui si chiedono solo e soltanto sacrifici sull’altare di interessi che stentano ad esser compresi. Perchè proprio Taranto? Perchè mai solo e soltanto Taranto dev’esser costretta a piegare la testa per uno pseudo bene comune?
E ciò che lascia basiti è che il progetto, avversato dalla città ma anche da alcuni organismi scientifici (ARPA e Asl) oltre che dal Ministero della Cultura e dai Vigili del Fuoco, si avvia a ottenere parere positivo sul Provvedimento Autorizzatorio Unico Regionale (Paur) dopo l’ok sulla Valutazione d’Impatto Ambientale concessa dall’ultima Conferenza dei Servizi. A dir poco assurdo, visto e considerato che appare soprattutto una decisione politica. Per buona pace dei vertici di AqP e di Regione Puglia, oltre che del Consorzio di imprese con a capo la CISA Massafra a cui sono stati affidati i lavori, i cui costi sono di decine e decine di milioni di euro.
Dunque, quell’area bellissima e leggendaria pare ormai destinata all’esser sventrata. Niente contro i dissalatori, impianti che necessitano per far fronte alla crescente emergenza idrica dei territori. Però, ci chiediamo: perchè qui, a Taranto, dove l’invasione industriale nei decenni ha devastato l’ambiente e determinato sofferenze intollerabili e incalcolabili? E, non ultimo, perchè non pensare a un dissalatore marino – come del resto accade in altri luoghi del mondo – che avrebbe un impatto minore sui territori?
Emiliano, il sindaco di Puglia, e l’AqP evidentemente guardano alla nostra terra come la più facile da conquistare. Perchè, evidentemente ancora, sanno molto bene che hanno in pugno i nostri rappresentanti istituzionali i quali non hanno alzato un dito per ostacolare l’ennesimo progetto-beffa. La nostra fragilità a tutti i livelli è il terreno fertile su cui si basano le scelte, e i cittadini che protestano agli occhi di chi decide appaiono come soldati senza armi.
Certo, non è detta l’ultima parola e, al netto delle legittime proteste dei cittadini, la speranza è che la richiesta del Ministero dell’Ambiente di un parere ad ISPRA, ARPA Puglia, Istituto Superiore di Sanità e Inail magari sortisca effetti. E che, chissà, da qualche parte spunti fuori qualche ricorso alla magistratura amministrativa per la verifica di tutti gli atti. Insomma, sarebbe davvero ora che scelte devastanti vengano fermate. E che Taranto, finalmente, possa ottenere giustizia. Almeno in questo caso.