E’ come se davvero Taranto sia così bella da essere altrettanto dannata. Un infelice contrasto che ne caratterizza la vita. E’ come se fosse perennemente in rampa di lancio e poi non riesca proprio a partire. Una maledizione, verrebbe da dire. Eppure, è proprio così: quante volte ne esaltiamo la straordinarietà, la Storia antica con tutto il suo splendore, le potenzialità, descrivendo e dipingendone i tratti, i colori, persino immaginandola ancora più bella? E quante volte invece verghiamo la sua fragilità, il suo precario tessuto socio-economico, l’incapacità di guardare oltre, i mille e mille problemi irrisolti, i fumi che respiriamo, le servitù militari a cui è sottoposta, e tanto altro ancora? Se le varie classifiche redatte dai quotidiani economici e le statistiche istituzionali fotografano ormai da anni un territorio fra gli ultimi del Belpaese, evidentemente qualcosa di vero pur ci sarà.
Ed è così che, purtroppo, non mancano sistematicamente – o quasi – vicende che spalmano negatività a go go, picconando le speranze di quanti, invece, non vogliono proprio arrendersi al “destino amaro”. Passatecelo pure.
IL NUOVO PUG – Nei giorni scorsi, così come in altre poche occasioni precedenti, il Comune ha illustrato le linee guida del Piano Urbanistico Generale che, dopo decenni, andrà a sostituire il vecchio Piano Regolatore Generale. Quest’ultimo fu pensato per una città in piena espansione, stimata intorno ai 400mila abitanti (il boom economico degli anni ’60-’70 lo induceva) e quindi agevolando nuove costruzioni, diciamo così, senza freni. Oggi, naturalmente, non può essere questa la visione, visto e considerato il costante decremento demografico e soprattutto le indicazioni europee che vogliono privilegiare rigenerazione urbana e consumo di suolo ridotto al massimo. Una visione, insomma, che guarda alla salvaguardia ambientale del territorio e contemporaneamente al riutilizzo dell’esistente.
A quanto pare, invece, il PUG pensato dall’Ente civico prevederebbe qualcosa come 400mila metri cubi di ulteriori insediamenti, fornendo così spazio all’allungamento della città verso il territorio di San Giorgio Jonico (in ottica ospedale ‘San Cataldo’) e persino lo sfruttamento delle sponde del secondo seno del Mar Piccolo fino a Buffoluto (area militare non lontanissima dalla dismissione).
Senza girarci intorno, così fosse si parla di ulteriore consumo di suolo, spazio alle speculazioni edilizie e soprattutto deturpamento di aree tuttora vergini e paesaggisticamente rilevanti e da difendere. Traetene le conclusioni.
ASILI NIDO COMUNALI PRIVATIZZATI – Dopo averne difeso l’importanza sociale qualche anno fa, ecco che il Comune pare orientato a far marcia indietro. Diremmo a far cassa… E’ quanto stanno denunciando alcuni consiglieri comunali dell’opposizione, che attaccano la giunta Melucci di voler menare all’aria presidi sociali che invece sono il fiore all’occhiello della città, a detta di tutti. Privatizzare un servizio essenziale e soprattutto funzionante come gli asili nido vuol dire solo e soltanto sbarazzarsene e incassare un po’ di milioni senza tener conto dell’impatto che potrà avere sulle famiglie. Anche qui, traetene le conclusioni.
CALCIO IN GRAVISSIMA CRISI – Il Taranto calcio è sull’orlo del fallimento e rischia di non scendere più in campo. Il presidente Giove da mesi ha disattivato la sua presenza economica, tanto che i dipendenti del club rossoblu – i giocatori in primis – non ricevono da tempo gli emolumenti e pesa sul club un fardello debitorio che si aggira sui 4 milioni di euro. Insomma, i risultati sono negativi, sono arrivati punti di penalizzazione che minano ormai irrimediabilmente la classifica e da qui a breve c’è lo spettro di non vedere scendere in campo i giocatori, con tutte le conseguenze del caso. Che dire? Una situazione drammatica che colpisce profondamente una città innamorata e appassionata. Nel frattempo, ci si è messo di mezzo un personaggio – Mark Campbell – che da ottobre in poi pur promettendo l’acquisizione del club rossoblu, in verità sembra ormai defilato, con tutte le polemiche che ne sono seguite e che seguono ancora. Sullo sfondo il sindaco Melucci e i suoi compagni di viaggio capaci di presentare in pompa magna il faccendiere quale salvatore della patria con tanto di conferenza stampa, selfie a iosa e post trionfalistici sui social. Salvo poi tirarsi indietro non appena resisi conto del pacco e contropacco servito dallo straniero: un tentativo disperato di deresponsabilizzazione che lascia il tempo che trova, che di fatto ha provocato ulteriore rabbia nella tifoseria rossoblu.
Il calcio, lo sappiamo, è una parte importante della nostra città, purtroppo troppe volte illusa. Eppure, tutto ciò che gira dentro e fuori il calcio non solo è fenomeno sociale ma anche protagonista economico di un territorio: possibile che ancora oggi, nel 2024, non si capisca? Da queste parti, purtroppo nuovamente, l’imprenditoria ha poco coraggio nel lanciarsi in una sfida certo complicata ma affascinante e appagante sotto tutti i punti di vista. Un progetto finalmente serio e lungimirante avrebbe una ricaduta socio-economico di grande portata, oltre a osservare ciò che qui è (volutamente?) del tutto dimenticato: responsabilità sociale.
p.s.: questa è la Taranto che nessuno desidera, quella cioè che mostra il suo lato peggiore. Quante volte noi stessi vorremmo scrivere di bellezza e qualità della vita soddisfacente: purtroppo, più che esaltare l’esistente splendido patrimonio, non possiamo. Perchè le malefatte sono all’ordine del giorno e offuscano troppo spesso quanto di bello c’è. E che non è poco, anzi.