La “casa” di Giancarlo Cito non c’è più. O meglio: gli uffici che ospitavano la storica sede di AT6 Lega d’Azione Meridionale, laddove l’ex parlamentare tarantino imperava e organizzava il suo movimento politico, sono stati abbattuti e diventeranno appartamenti per civili abitazioni. Resta in piedi, al momento, il fabbricato adibito a studi televisivi, studi ormai spenti da diversi anni, con l’archivio filmati delle trasmissioni e dei telegiornali, a quanto sembra.
Insomma, una fetta di storia di questa città che scompare. Perchè non c’è dubbio alcuno che Giancarlo Cito, ritiratosi ormai da alcuni anni dalle scene, abbia caratterizzato e non poco la vita politica tarantina. Dapprima come esponente della destra estrema, poi fondando un movimento, appunto AT6 Lega d’Azione Meridionale, con cui riuscì a diventare sindaco (dal ’93 al ’96) e successivamente parlamentare (dal ’96 al 2001). Il tutto sfruttando in pieno la sua emittente televisiva: sin dalla fine degli anni ’80, infatti, dirompenti erano i suoi interventi, tanto da catturare i consensi di molti cittadini che videro in lui il fustigatore delle malefatte, presunte o meno, dei politici che governavano Taranto ma anche a Roma, oltre che di personaggi della vita quotidiana cittadina. I suoi strali, il suo linguaggio non certo ‘politicamente corretto’, il suo accusare senza freni e senza preclusioni, divennero la leva per scalare i gradini della politica prima cittadina e poi nazionale. Senza timori, accettava le sfide televisive di network e tv di stato, spesso battibeccando con gli interlocutori, fossero giornalisti o politici, assumendosi il ruolo di difensore del Sud perciò scontrandosi duramente con la Lega di Bossi. E gran parte della città lo amava – inutile nasconderlo – soprattutto perchè da sindaco – almeno nell’immaginario collettivo – riuscì a intervenire nel controllo del territorio: chi dimentica come in una notte le auto non parcheggiarono più sui marciapiedi? O il modo tutto suo di indossare i panni di sceriffo della città? Colpi ad effetto che ancora oggi sono ricordati. Tanti gli episodi che potrebbero narrarsi, allora in grado di far parlare l’Italia.
Certo, il cosiddetto ‘citismo’ non fu tutto rose e fiori, anzi. La Storia politica di quegli anni lo ha condannato (e non parliamo delle sue personali vicende giudiziarie), nel senso che i suoi atteggiamenti e i suoi comportamenti spesso prevaricatori e autoritari segnarono ferite profonde nel tessuto sociale. Certe battaglie come quella dello stadio ‘Iacovone’ (la ‘guerra’ alla società del Taranto), contro i giornali e le tv locali (ma col passare del tempo anche nazionali), certe accuse non proprio condivisibili verso chiunque tentasse di sbarrargli la strada e altre prese di posizione crearono di sicuro una spaccatura tra coloro che lo idolatravano e il resto della cittadinanza. Del resto, il suo declino lento ma inesorabile è stato l’effetto di quella che potremmo definire demagogia o populismo o più semplicemente ‘non politica’ supportata da un ‘ego smisurato’. Per certi versi, un precursore di strade battute successivamente da altri politici o pseudo tali per catturare consensi.
Ma tant’è, non può non riconoscersi come AT6 e Giancarlo Cito abbiano segnato un’epoca a Taranto. E in molti hanno fatto i conti con il suo grande consenso. Ancora oggi, se vogliamo, c’è chi ne ha nostalgia, e alcuni suoi discepoli sono tuttora presenti nell’amministrazione guidata da Melucci (Abbate, Ciraci, Tribbia).
L’abbattimento della sede di AT6, però, ci lascia anche un dubbio: nella palazzina degli studi televisivi è ancora custodito l’archivio storico dell’emittente? E, a quanto ci risulta, sono custoditi tuttora i filmati del Taranto calcio a loro tempo prodotti da TvTaranto e Videolevante? Perchè, alla fine, anche questo materiale, un vero e proprio patrimonio, fa parte di diritto della Storia di Taranto: perderlo sarebbe davvero molto grave.