Prima di affrontare le criticità che caratterizzano l’ormai consolidata mala gestione dei Rifiuti Urbani (RU) a Taranto città, un’anomalia rispetto all’andamento nella provincia ionica, occorrerebbe puntualizzare vari criteri che ci indica la normativa in questione e che non abbiamo mai rispettato.
La parte quarta del Testo Unico Ambientale (DLgs 152/2006) pone alcuni obblighi, che andrebbero considerati dai comuni, riguardo la gestione dei Rifiuti Urbani:
1) La percentuale minima di Raccolta Differenziata (RD), dal 2012, dovrebbe essere pari al 65% (Taranto nel 2023 ha fatto solo il 23,8% ed attualmente la media dei primi 9 mesi del 2024 è del 22,5%);
2) La gestione dei Rifiuti Urbani, e di conseguenza la loro RD, va garantita secondo criteri di Efficienza, Efficacia, Economicità e Trasparenza (il contrario, ad oggi, avviene in città, dove riceviamo un servizio inefficiente, inefficace, sprecone e poco trasparente);
3) La gestione dei rifiuti costituisce attività di pubblico interesse (se la gestione dei Rifiuti Urbani e la loro Raccolta Differenziata è inefficiente o carente, come accade a Taranto, il servizio non darà beneficio alla comunità e al massimo ne trarranno vantaggio solo i soggetti privati che hanno in mano le attività di smaltimento/incenerimento).
La Differenziata in partenza oggi
Per il quartiere Italia-Montegranaro-Salinella, e prossimamente Tre Carrare-Battisti-Solito Corvisea, il gestore dei RU di Taranto, Kyma Ambiente SpA, ha deciso di avviare da dicembre una Raccolta Differenziata di tipo “porta a porta – condominiale”, una scelta che ritengo assolutamente inadatta in una zona dove sono presenti condomini, quasi ovunque, di numerose utenze (10-12 e anche più) e sprovvisti di pertinenze ampie e all’aperto.
La stessa scelta, sul metodo da utilizzare per la raccolta, fu fatta già tempo fa per il quartiere Tamburi, rivelandosi, praticamente da subito, fallimentare. Un errore prevedibile già all’epoca, ma che sarebbe dovuto servire al gestore per non ripeterlo in una zona della città ancora più inadatta ad essere servita con tale tipologia di RD.
La Differenziata del tipo “porta a porta – condominiale” è, invece, indicata nei rioni dove vi è presenza di stabili con pertinenze esterne all’edificio e all’aperto.
Quale metodologia usare in questo caso
In contesti urbanistici che vedono la presenza di edifici, spesso con molte utenze, privi di pertinenze all’aperto, diventa inevitabile svolgere una Differenziata col metodo “tradizionale”, ovvero con postazioni assortite di cassonetti.
Questo sistema ha il vantaggio di essere il meno costoso, ma lo svantaggio di essere il meno efficace, sebbene sia possibile aumentarne la validità con delle scelte appropriate.
Ad esempio, i cassonetti “intelligenti” (informatizzati) hanno un’efficacia notevole, poiché possono essere destinati ai possessori di tessere preimpostate. Tale prerogativa, rende possibile il conferimento dei rifiuti differenziati, in una determinata postazione di cassonetti, solo agli utenti a cui questa è dedicata. Ovviamente, capacità e numero dei cassonetti, e numero totale delle postazioni degli stessi, dovrà essere ben calcolato, dal gestore del servizio, in base al numero di utenze da servire e al flusso delle varie frazioni di RU che ci si aspetta di raccogliere. Infine, la distribuzione di buste “personalizzate” (con codice a barre o codice fiscale) agli utenti, potrebbe rendere possibile, previa ispezione, l’individuazione di errori nel conferimento dei rifiuti da parte dei singoli utenti, con conseguente richiamo o multa.
L’importanza di un’informazione adeguata ed efficace
Ogni metodologia di Raccolta Differenziata, necessita di campagne d’informazione ed educazione a supporto della stessa. Quest’opera d’informazione deve essere più efficace e capillare proprio in quei quartieri in cui il sistema da usare non potrà che essere solo quello con postazioni di cassonetti.
Da prassi consolidata, l’informazione base da mettere in atto deve vedere la consegna, ad ogni utente, di una lettera del Sindaco in cui si invita il cittadino a svolgere una giusta Differenziata, indicandone i vantaggi, di qualsiasi natura essi siano, partendo da quelli economici. La lettera “motivazionale” del Sindaco dovrà essere accompagnata dalla brochure che riporta informazioni su come effettuare la differenziazione dei propri rifiuti, sul calendario di raccolta, sul Centro Comunale di Raccolta (CCR) più vicino all’utente, ecc.
Nel caso di Taranto, ci tocca assistere, invece, ad un servizio d’informazione che non parte dal gestore verso l’utente, ma che pretende che l’utente stesso si attivi per andarsela a cercare. È inaccettabile che il gestore (Kyma Ambiente SpA) attenda che i cittadini facciano sempre e tutto di loro iniziativa, aspettando che qualcuno capiti sulla propria pagina Facebook su cui vengono riportate informazioni molto spesso carenti e pressappochiste. Non si può considerare tutti gli utenti già abili sul da farsi e in grado di maneggiare strumenti informatici e applicazioni, neanche fossero tutti giovani “nativi digitali”. Il servizio d’informazione andrebbe impostato sulla base di una tipologia di utente non informatizzato, poco istruito e di basso livello culturale, al fine di poter raggiungere il 100% della popolazione e risultare, così, il più efficace possibile.
Se, invece, l’obiettivo dell’Amministrazione e del gestore dei RU è solo quello di avviare una Raccolta Differenziata “a costo zero”, compresa la parte destinata all’informazione all’utenza, il fallimento di tale RD sarà inevitabile.
I soli incontri, abitualmente un paio, presso le parrocchie dei quartieri, con un esiguo numero di cittadini, tra l’altro svolti in maniera tardiva rispetto alla partenza del nuovo servizio di Raccolta Differenziata, palesano una situazione organizzativa e finanziaria di Kyma Ambiente SpA non adatta al ruolo importante da svolgere in città, oltre ad un’evidente superficialità nell’offrire all’utenza un servizio essenziale.
Insufficienza dei Centri di Raccolta attuali
Come sempre, anche in questo articolo mi preme sottolineare l’importanza, non trascurabile, di una presenza sufficiente di Centri di Raccolta sul territorio cittadino. Gli unici due, attualmente esistenti, posti tra l’altro agli estremi del capoluogo (Lama-Pezzavilla e Paolo VI), non sono assolutamente sufficienti a supportare la Raccolta Differenziata stradale ed integrarla intercettando le altre tipologie di rifiuti che produciamo. Sarebbe necessario, dunque, riuscire quanto prima a dotare tutta Taranto di un numero adeguato di CCR. A tal proposito, mi chiedo che fine abbia fatto il Centro di Raccolta alla Salinella, in via Golfo di Taranto. Tale impianto, addirittura dotato di tunnel per il trasporto pneumatico dei rifiuti, costato circa 10 milioni di euro (a fronte di un normale e molto meno dispendioso CCR) sarebbe dovuto entrare in funzione da molto tempo ormai.
L’ipotesi di un cambiamento del gestore
Da anni credo che la soluzione più vantaggiosa per Taranto, riguardo la gestione dei Rifiuti Urbani e dell’Igiene Urbana, non possa che essere quella di rinunciare alla gestione degli stessi da parte di una società controllata dal Comune, diventata ormai un’azienda che non è capace di fornire un servizio efficiente, efficace, economico e trasparente, come normativa vorrebbe. Il servizio in questione potrebbe essere “messo a gara” sulla base di un capitolato d’appalto che preveda la presentazione di progetti adempienti a tutti i criteri normativi richiesti, tra i quali il raggiungimento in tempi brevi di quel 65% di Raccolta Differenziata, minimo indispensabile indicato dalla legge.
Sia chiaro, la chiusura della società partecipata non comporterebbe la perdita del posto di lavoro da parte dei suoi dipendenti, poiché, in tal caso, scatterebbe la cosiddetta “clausola sociale” che vedrebbe il passaggio dei dipendenti di Kyma Ambiente SpA dal vecchio gestore al nuovo. Negli altri ARO (Ambiti di Raccolta Ottimale) della provincia di Taranto, che raggruppano ognuno alcuni comuni, il servizio di gestione dei rifiuti e d’igiene urbana viene svolto in maniera più efficiente ed efficace, e infatti in poco tempo le percentuali di RD sono balzate al di sopra del 65%, a volte raggiungendo picchi che superano anche il 75%.
Il vantaggio di una Differenziata ad alte percentuali
Una Raccolta Differenziata, che raggiunga alte percentuali, porta con sé diversi vantaggi:
1) Un vantaggio economico per i cittadini, poiché, si ridurrebbe notevolmente la quantità di Indifferenziata da portare all’impianto di smaltimento in discarica (mentre la parte secca, selezionata in CSS, viene incenerita), e che attualmente ci costa più di 160 euro/tonnellata. Inoltre, le frazioni differenziate, essendo assai superiori alla situazione attuale, verrebbero vendute ai Consorzi di Recupero, con maggiori guadagni per il Comune e la possibilità di ritoccare la TARI al ribasso;
2) Un vantaggio dal punto di vista ambientale, visto che diminuirebbero le quantità di rifiuti che andrebbero smaltiti in discarica o inceneriti, limitando nel tempo il loro impatto ambientale sul territorio ionico;
3) Un risparmio economico per le aziende, perché avendo a disposizione materie prime seconde (ottenute dal recupero dei rifiuti differenziati), potrebbero evitare di acquistare materie prime primarie, spesso dall’estero, con costi più alti;
4) Un miglioramento della pulizia della città e dell’immagine della stessa, poiché effettuare una corretta gestione dei rifiuti e un’ordinata Raccolta Differenziata degli stessi, comporterebbe un aumento di senso civico nella popolazione e un aspetto più pulito e meno trasandato della città agli occhi di cittadini e turisti.
Conclusioni
Ben 27 anni fa entrava in vigore il DLgs 22/97 (Decreto Ronchi), che ribaltava il concetto di rifiuti, da problemi da smaltire a risorse da sfruttare, e che introduceva l’obbligatorietà della Raccolta Differenziata per ogni rifiuto potenzialmente recuperabile, al fine di ridurre al minimo il conferimento definitivo di discarica. Nella città di Taranto, dopo tutto questo tempo, la gestione dei Rifiuti Urbani non dà risultati in linea con una mentalità “moderna” e progredita, eccetto per una piccola frazione di essi, nonostante interventi che alla fine restano per così dire “di pura facciata”, dato che risultano approssimativi ed inefficaci, oltre che insoddisfacenti, in definitiva, riguardo i vari criteri richiesti dalla normativa in questione.