Ridurre la distanza culturale tra il mondo della detenzione e la comunità esterna attraverso la narrazione come strumento di conoscenza e riflessione sociale: questo è l’obiettivo di Senza Filtro, un podcast realizzato da Radici Future Produzioni e dall’associazione Noi & Voi Onlus, presentato oggi al Mudit di Taranto.
Questa mattina a Taranto nella sede del Museo degli illustri tarantini (Mudit) è stato presentato il documentario che racconta questo viaggio. All’incontro erano presenti Pietro Rossi, Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, Leonardo Palmisano, presidente di Radici Future Produzioni, don Francesco Mitidieri, presidente di Noi & Voi Onlus.
Il progetto, che si è svolto con il tutoraggio del giornalista Gianni Svaldi, si propone di formare i partecipanti nella raccolta di narrazioni, anche personali, attraverso interviste approfondite, fornendo loro strumenti per analizzare criticamente le informazioni ricevute dai media e contestualizzarle. È un percorso che inizia oggi e proseguirà negli anni. Il lavoro fatto con i detenuti dimostra che nessun Caino è irrecuperabile e che nessun destino è irreversibile. Non siamo così diversi da loro: siamo stati più fortunati. Per questo, dobbiamo restituire speranza, formazione e lavoro a chi ha oltrepassato i limiti della legge.
Il dibattito, che ha seguito la presentazione del podcast, ha visto la partecipazione di Pietro Rossi, Garante regionale dei diritti delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà, e si è concentrato sull’importanza della formazione professionale per i detenuti. La formazione, sottolineano i promotori, è uno degli strumenti più efficaci per ridurre il rischio di recidiva e favorire una reale reintegrazione sociale. In questo senso, i dati del Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro (CNEL) sono eloquenti: meno del 10% dei detenuti che partecipano a percorsi di formazione e lavoro torna a delinquere.
Don Francesco Mitidieri, presidente di Noi & Voi Onlus, ha colto l’occasione per sottolineare il ruolo del Mudit come nuovo polo culturale, destinato a ospitare molte attività rivolte a persone in esecuzione penale esterna. Tra queste, ha ricordato il progetto dei panettoni artigianali prodotti nel carcere di Taranto dai detenuti, assunti nella cooperativa legata all’associazione. Quest’anno la cooperativa punta a vendere tremila panettoni, triplicando i numeri dello scorso Natale, quando il laboratorio era appena nato. Al Mudit è già presente una vetrina espositiva gestita dalla cooperativa Kairos, che sensibilizza sull’importanza di sostenere queste iniziative. Ogni acquisto rappresenta un passo verso un futuro migliore per chi desidera ricominciare attraverso il lavoro.