Domenica 17 novembre 2024 alle h. 17.20, dopo anni di malattia, si è spenta in Casa Madre, a Parma, suor Vita Russo. Avrebbe compiuto 90 anni tra pochi giorni, essendo nata a Montemesola il 28 novembre 1934, seconda di 2 figlie.
Suor Vita fin da bambina si appassiona alla catechesi, sull’esempio della mamma, catechista, che la portava con sé, e l’aveva poi incoraggiata a continuare da sola questo servizio in parrocchia.
Il seme della vocazione missionaria le viene lanciato dalla sua catechista, quando Vita ha 9 anni, come lei stessa testimonierà: «Durante la settimana missionaria, mi aveva consegnato delle cartoline da distribuire. Una di queste illustrava il battesimo di un anziano cinese. La cosa mi impressionò e chiesi alla catechista: “Come mai ha aspettato tanto per farsi battezzare?”, “perché lì nessuno insegna il catechismo” mi rispose. “Quando sarò grande sarò missionaria”, mi dissi».
Ottenuto con fatica il consenso del papà, a 20 anni suor Vita entra nella nostra Congregazione delle Missionarie di Maria – Saveriane a Parma: è il 9 ottobre 1954. Le sue compagne di formazione la ricordano come una giovane che si distingueva per la determinazione, svelta nel portare a termine i servizi e generosa nel donarsi. Il 2 luglio 1958 emette i primi voti. Un mese dopo parte per il Brasile, in nave con altre sette giovani sorelle.
La sua vita trascorrerà quasi interamente in terra brasiliana. Infatti, ad eccezione dei due anni trascorsi a Milano (dal 1973 al 1975), per attività di animazione missionario-vocazionale, rimarrà in Brasile fino al 2013, anno del rientro in Italia per motivi di salute.
Suor Vita inizia la sua esperienza missionaria ad Apucarana, nel Paraná, al sud del Paese. Da subito le viene chiesto di impegnarsi nella catechesi, compito che lei, appena arrivata e inesperta della lingua e dell’ambiente, sente superiore alle sue forze. Grazie all’aiuto di un Missionario saveriano capisce che il Signore si serve dei piccoli e da allora non ha più paura. Vede i frutti dell’azione di Dio nelle persone e va avanti con fiducia. Nel 1964 a Jaguapitã fa la Professione perpetua.
Dal 1968 è trasferita in Amazzonia. Trascorre la maggior parte degli anni ad Abaetetuba, poi ad Acarà e a Vila dos Cabanos. Svolge dei servizi interni alla Delegazione (Delegata, Vice-delegata, Consigliera), ma soprattutto una intensa attività pastorale.
Scrive una sorella: «Insieme a un padre Saveriano aveva dato inizio all’Equipe di Pastorale della Prelazia di Abaetetuba. Sull’onda del Concilio Vaticano II e della Conferenza di Medellin, le Prelazie e Diocesi della regione amazzonica avevano scelto alcune priorità: scelta dei poveri, formazione dei leaders e inizio delle comunità ecclesiali di base (cebs). Suor Vita abbracciò con passione queste priorità dando tutta sé stessa per la formazione degli animatori del Culto domenicale e delle cebs, dei catechisti, degli insegnanti… recandosi in tutte le parrocchie della Prelazia. Era instancabile, sempre pronta ad accogliere le iniziative, ad ascoltare, a incoraggiare, ad aiutare, a fare».
Un’altra sorella scrive: «Si dava tutta in quello che faceva, anche a costo di sacrificio. Era riservata, silenziosa, ma molto amata e rispettata dalla gente come una donna saggia, una consigliera».
Nel 2008, insieme ad altre tre sorelle, dà inizio a una nuova presenza a Serrano do Maranhão, nel nord-est brasiliano, un ambiente nuovo che le richiede non poco adattamento e dove, ancora una volta, mette a frutto la sua creatività, l’amore alla liturgia e al canto, il suo zelo per la formazione.
Suor Vita non aveva diplomi. Con l’impegno e la passione, col passare degli anni è riuscita ad acquisire preparazione e competenza. Si riteneva un umile strumento nelle mani del Signore.
Ridendo, riferiva a sé stessa l’immagine biblica della mascella d’asino usata da Sansone (Gdc 15,15).
Nel 2013 rientra in Italia per motivi di salute. Sente il bisogno di dare una dimensione nuova alla sua vita, vivendo la missione nella preghiera e nel dono di sé. Chiede e ottiene di entrare a far parte, in Casa Madre, del gruppo di espressione contemplativa. Assume la sua nuova condizione di progressiva immobilità con pace e serenità, come un tempo ugualmente fecondo per il regno di Dio. Fino alla fine, con gratitudine, si affida alle sorelle e al personale che si prende cura di lei.
Suor Vita era una donna gioiosa, tenace e appassionata, dinamica, di profonda interiorità, entusiasta della sua vocazione.
Scriveva nel 2014: «Guardando indietro alla mia vita, sono felice e ringrazio il Signore. È valsa la pena spendere la vita per Lui e per la missione. Se dovessi ricominciare, entrerei ancora più giovane. Il Signore mi ha condotto, ha fatto sì che non perdessi tempo e ora gli dico: “Signore posso morire perché ho vissuto intensamente e ti ringrazio per ciò che hai fatto in me e attraverso di me”».