Alle prime luci dell’alba di questa mattina, la Polizia di Stato ha dato esecuzione ad un’ordinanza applicativa di misure cautelari e reali, emessa dal G.I.P presso il Tribunale di Taranto, su richiesta della Procura tarantina, nei confronti di sette soggetti ritenuti presunti responsabili di reati di associazione per delinquere finalizzata all’intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, nonché al favoreggiamento della permanenza di stranieri irregolari sul territorio nazionale.
I tre presunti organizzatori sono destinatari della misura in carcere, i due presunti partecipi di quella degli arresti domiciliari, mentre altri due sono destinatari del divieto di dimora nel Comune di Taranto.
Le indagini della Squadra Mobile, sotto il coordinamento della Procura di Taranto, sono partite dalla denuncia di furto avvenuto nell’abitazione di un’anziana donna che si serviva delle prestazioni di una badante di origine georgiana.
Le indagini hanno consentito di raccogliere indizi utili a ritenere che, dietro il paravento di un’associazione di promozione sociale, la donna, in qualità di organizzatore, reperiva le donne georgiane (irregolari sul territorio nazionale) disponibili a prestare assistenza agli anziani, le collocava presso appartamenti legati all’organizzazione e, individuato un “cliente” idoneo, gestiva la successiva attività lavorativa.
In particolare, la donna era coadiuvata dai due georgiani destinatari della misura in carcere e dai due italiani destinatari degli arresti domiciliari.
L’organizzazione riceveva l’intero stipendio destinato alle badanti in contanti direttamente dalle famiglie degli anziani assistiti, trattenendo mensilmente dalle somme destinate alle donne, cifre comprese tra i 150 ed i 300 euro.
Scoraggiandole a regolarizzare la loro posizione in Italia, l’organizzazione ometteva di versare i contributi assistenziali e previdenziali, costringendole a lavorare ben oltre le 54 ore settimanali, nonché a versare 7 euro al giorno per l’alloggio in cui erano ospitate.
Nel corso dell’indagine, sono state identificate undicipersone offese sebbene le lavoratrici sfruttate siano molte di più.
Su richiesta della Procura jonica, il G.I.P ha disposto anche il sequestro preventivo dei conti correnti e dei rapporti finanziari attivi di tutti gli indagati, due immobili (uno dei quali utilizzato quale sede dell’associazione) e di un’autovettura.
Si ritiene che il presunto volume d’affari dell’illecita attività messa in essere dall’associazione sia di ingente valore ed ancora da quantificare nel prosieguo delle indagini.
Si ricorda che per gli indagati vige il principio di innocenza fino a sentenza definitiva.