Si chiude la vicenda giudiziaria dell’allora dipendente di Arcelormittal Riccardo Cristello che, si ricorderà, aveva sollevato clamore mediatico nazionale. La Corte di Cassazione ha confermato quanto era stato deciso nei precedenti gradi di giudizio, dal Giudice del Lavoro di Taranto e dalla Corte d’Appello di Lecce sezione distaccata di Taranto , e quindi l’illegittimità del licenziamento dell’aprile del 2021.
Nella sentenza della Corte d’Appello confermata dalla Cassazione si leggeva: “La Corte ritenuto, sulla base degli elementi di fatto acquisiti al giudizio, che il post contestato – contenente l’esortazione a visionare una fiction televisiva narrante la morte di una bambina causata da malattia indotta dalla vicinanza di uno stabilimento siderurgico – non contenesse “nessun riferimento né diretto né indiretto […] al suo attuale datore di lavoro, che solo di recente ha rilevato lo stabilimento e nulla ha a che vedere con la vicenda rappresentata nella fiction in questione”; ne ha tratto la conclusione “secondo cui il fatto contestato è insussistente, perché nessun comportamento di rilievo disciplinare, idoneo ad offendere il datore di lavoro o lederne la reputazione, è stato posto in essere”.
Posizione questa ricalcata ieri, venerdì 8 novembre, dalla Corte di Cassazione.
I FATTI
La vicenda giudiziaria è partita, nel maggio 2021, con il ricorso con cui Riccardo Cristello, difeso dall’avv. Mario Soggia , impugnava il licenziamento intimatogli dal suo datore di lavoro che allora era ancora Arcelormittal Italia Spa. La vertenza era stata generata dal provvedimento disciplinare con cui l’azienda aveva colpito il lavoratore, “reo” di aver condiviso, sul social facebook, un post, che sottolineava le analogie tra la fiction “Svegliati Amore Mio” interpretata da Sabrina Ferilli e la recente storia di Taranto.
Il ricorso del lavoratore aveva dato avvio alla fase sommaria del processo di primo grado, conclusosi poi nel luglio successivo con la declaratoria di illegittimità del licenziamento e l’ordine di reintegrazione del dipendente nel suo posto di lavoro, sin da subito.
Arcelor Mittal, nel frattempo divenuta Acciaierie d’Italia Spa, si era poi opposta all’esito di quell’ordinanza, presentando ricorso e aprendo la fase a cognizione piena del processo. Nuova conferma per Riccardo Cristello con la sentenza del dott. Giovanni De Palma che dichiarava l’assoluta insussistenza di basi su cui si poggiava il licenziamento disciplinare. Acciaierie d’Italia Spa ha quindi proposto reclamo avverso la sentenza di primo grado, cui ha fatto seguito la decisione del collegio della Corte d’Appello che rigettava il reclamo della società.
LE DICHIARAZIONI
Franco Rizzo, Esecutivo Confederale Usb: “Si mette una pietra tombale sulla tristissima vicenda Cristello che racconta tanto della gestione Arcelormittal dello stabilimento siderurgico, al punto da essere della stessa rappresentativa. Un momento, quello che ha visto nella fabbrica la multinazionale franco-indiana, in cui è stato addirittura messo in discussione un diritto fondamentale come quello di esprimere la propria opinione. Riccardo Cristello è esempio di coerenza e determinazione, perché nonostante le tante pressioni negative e l’ovvia preoccupazione, è stato fermo nella sua posizione. La nostra organizzazione sindacale, che ha potuto contare sul lavoro puntuale e dal risultato brillante dell’avvocato Mario Soggia, ringrazia tutti coloro che con noi non hanno mai smesso di crederci”.
Mario Soggia, ufficio legale Usb Taranto: ”E’ stata una lunga ed aspra vertenza iniziata con un incontro in fabbrica all’esito del quale la direzione aziendale propose la reintegra di Riccardo in cambio delle sue pubbliche scuse. La vertenza si è così trasformata in una battaglia per difendere la sua dignità di lavoratore e di uomo e la sua libertà di pensiero, che ha trovato ragione in ogni grado di giudizio, fino alla Corte di Cassazione.
Riccardo Cristello: “Sono stati tempi difficili, in cui, ad un primo momento di smarrimento e sfiducia per quello che stavo vivendo, ne è subentrato un altro in cui sono riuscito ad affrontare tutti i gradi di giudizio a testa alta fino a qui, grazie all’avvocato Mario Soggia e all’unico sindacato che mi ha sostenuto sin dal primo momento, pur non essendo allora iscritto allo stesso: l’Usb. Sono finalmente libero da questo peso che ha caratterizzato tre lunghi anni. Grazie a tutti coloro che mi sono stati accanto”.