Non ci sorprende mica la notizia diffusa nelle ultime ore circa il posizionamento della città di Taranto che sprofonda di ben 12 posizioni, approdando al 79° posto nella classifica del report di Ecosistema Urbano di Legambiente che annualmente analizza, secondo alcuni specifici parametri, le condizioni della qualità di vita di ben 106 città capoluogo italiane. Cosa ci si poteva attendere da una città che stenta a decollare sul piano della necessaria raccolta differenziata? Quale speranza potevamo nutrire, in termini di qualità di vita, in assenza di un governo cittadino capace di lavorare con lungimiranza nel campo della mobilità sostenibile o che continua a far abbattere alberi che per anni hanno rappresentato parte del polmone verde della città? Tra gli indicatori, poi, vi è anche da considerare, per ciascun capoluogo di provincia, il cd. “consumo di suolo” ed anche a questo proposito ci permettiamo di ricordare la nostra forte e ferma opposizione rispetto all’iniziale volontà dell’Amministrazione Comunale di procedere col lascia-passare per le modifiche urbanistiche legate alla questione Comparto 32, mirata proprio all’ottenimento di autorizzazioni di edificabilità di alcuni terreni, nelle vicinanze del centro commerciale “Porte dello Ionio”. La gravità in assoluto permane però nella sempre drammatica situazione legata alla condizione della qualità dell’aria, fortemente ed irrimediabilmente compromessa dalle emissioni nocive provenienti dalla grande industria, per niente rispettosa dei limiti imposti dalla UE, dalla Corte di Giustizia Europea e dai valori guida dell’OMS per la tutela della salute umana. In questo quadro a dir poco desolante, l’attuale Amministrazione Comunale ha le sue responsabilità e noi non staremo a guardare questa deriva sociale.
Taranto è retrocessa perché altrettanto ha fatto la politica locale!
Il report in questione fotografa in dettaglio il decadimento di una città che continua a gridare il suo dolore ma rimane inascoltata. Noi non rimarremo indifferenti e proseguiremo nella nostra azione politica, per rivendicare i diritti finora negati ad una terra che continua ad essere penalizzata.