La Corte d’Assise d’appello di Taranto ha disposto l’annullamento della sentenza di primo grado scaturita dall’inchiesta della procura ionica, chiamata Ambiente svenduto, sulla gestione passata dello stabilimento siderurgico ex Ilva, e ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Potenza. La Corte si è pronunciata accogliendo le richieste presentate da alcuni difensori degli imputati che chiedevano lo spostamento del processo, perché alcuni dei componenti del collegio giudicante di primo grado, sarebbero da considerare parti offese del disastro ambientale contestato. Le motivazioni alla base della decisione della Corte d’Assise d’appello di Taranto saranno depositate fra 15 giorni.
Ex Ilva: Codacons, grande delusione per decisione Corte assise appello Taranto
“Grande delusione viene espressa dal Codacons per la decisione della Corte d’assise d’appello di Taranto che ha annullato la sentenza di primo grado del processo Ambiente Svenduto”. Così l’associazione Codacons in una nota, a margine dell’udienza di oggi del processo d’appello, in Corte d’Assise, a Taranto, scaturito dall’inchiesta chiamata Ambiente svenduto sulla passata gestione dello stabilimento siderurgico ex Ilva della città ionica. La Corte d’assise d’appello di Taranto ha annullato la sentenza di primo grado e disposto la trasmissione degli atti a Potenza.
“In Italia sembra esserci licenza di uccidere in nome del profitto”, commenta l’associazione dei consumatori, che nel processo rappresenta alcune parti civili. “Centinaia di parenti delle vittime dell’inquinamento di Taranto e malati di tumore saranno ora costretti ad iniziare un nuovo iter giudiziario a Potenza, a tutto vantaggio degli imputati, dell’acciaierai e della famiglia Riva”.
Ex Ilva: Bonelli su processo ‘Ambiente Svenduto’, questa non è giustizia
“Annullata la sentenza di primo grado del processo ‘Ambiente Svenduto’ a Taranto. Sono esterrefatto! L’inquinamento è stata un’invenzione? Morti e malattie non hanno responsabilità? Questa non è giustizia. Con questa decisione, su Taranto si infligge l’ennesima ferita dopo il disastro sanitario”. Così in una nota il portavoce nazionale di Europa Verde Angelo Bonelli.
“I dati parlano chiaro – afferma -. A Taranto, nel corso degli anni, è stato immesso in atmosfera il 93% della diossina prodotta in Italia, insieme al 67% del piombo, secondo quanto riportato dal registro Ines dell’ISPRA, successivamente diventato E-PRTR. Questa situazione ambientale drammatica spinse, il 4 marzo 2010, l’autorità sanitaria a vietare il pascolo entro un raggio di 20 km dal polo siderurgico. Siamo di fronte a uno dei disastri sanitari e ambientali più gravi della storia italiana ed europea, che ha causato troppe vittime, soprattutto tra i bambini. L’indagine epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità lo conferma in maniera inequivocabile. Oggi, questa sentenza che annulla quanto stabilito in primo grado non rappresenta un atto di giustizia, ma una ferita inferta a chi ha già pagato un prezzo altissimo con la propria salute e con la propria vita”.
PeaceLink: “profonda delusione”
“È con profonda delusione che abbiamo assistito all’esito dell’udienza di oggi. Lo spostamento del processo d’appello ‘Ambiente Svenduto’ a Potenza ha conseguenze gravissime per l’intera comunità tarantina. Infatti lo spostamento comporta l’annullamento del processo di primo grado e questo significherebbe un allungamento dei tempi della giustizia e un rischio concreto di prescrizione per reati gravissimi come la concussione e, probabilmente, l’omicidio colposo”. Lo affermano il presidente di PeaceLink Alessandro Marescotti e Fulvia Gravame responsabile nodo di Taranto, associazione ambientalista che ha avuto una parte importantissima nella denuncia dell’inquinamento ambientale e parte civile nel processo di primo grado.
“Lo spettro dell’impunità incombe sul processo ‘Ambiente Svenduto'”, aggiungono. “Ricordiamo che i Pubblici Ministeri, nel corso delle udienze, si sono espressi in modo chiaro e deciso contro il trasferimento del processo, sottolineando l’infondatezza delle eccezioni delle difese degli imputati. La lotta contro l’inquinamento dell’Ilva prosegue comunque. Continueremo a garantire la nostra presenza in tutte le iniziative utili a proteggere la popolazione.
Saremo sempre dalla parte delle vittime in quella che l’Onu – ricordano Marescotti e Gravame – ha definito Zona di Sacrificio”.
Ex Ilva: legale parti civili, precedente pericolosissimo
Il trasferimento del processo Ilva a Potenza “rischia di diventare un pericolosissimo precedente” e “un’arma in mano agli inquinatori”. E’ quanto afferma da Torino l’avvocato Gian Luca Vitale, patrono di parte civile per Slai Cobas e Medicina Democratica.
“Naturalmente leggeremo le motivazioni – spiega il legale – ma ora come ora siamo del parere che accogliendo le eccezioni dei difensori degli imputati la Corte di Taranto rischia non solo di mettere una pietra tombale sul più grande processo per disastro ambientale celebrato in Italia. Il rischio è che si crei un pericolosissimo precedente, un’arma in mano agli inquinatori: più ampio e grave è l’inquinamento, più sarà possibile dire che tra le potenziali vittime ci sono dei giudici e, quindi, più facile sarà annullare il processo”. Secondo Vitale “una norma posta a tutela dell’indipendenza della magistratura, e quindi a difesa della giustizia, diviene norma di ostacolo alla giustizia e di tutela della logica del profitto a tutti i costi”.