Un vecchio adagio definiva gli italiani popolo di poeti santi e navigatori, poi, con l’andar del tempo, la gente italica ha assunto la qualifica di allenatore di calcio per trasformarsi, successivamente, alla stessa maniera di ogni altro cittadino del mondo, in esperto della qualunque grazie all’avvento di internet ed alla diffusione massiva dei social media.
Non sono lontani i tempi in cui in tanti si improvvisavano esperti di virologia e propinavano rimedi e cure fantasiose e strampalate per combattere il covid, o, ancora, navigati finanzieri che si barcamenavano con estrema disinvoltura tra spread, bund e btp.
Montemesola, chiaramente, non sfugge a questa tendenza e, proprio in questi giorni, registra un elevato numero di esperti d’arte e di conservazione dei beni storici che, in concomitanza con i lavori di restauro e recupero del palazzo marchesale, si profondono in giudizi privi di alcun valore se non quello del proprio e personale gusto.
Va registrato, per dovere di cronaca, anche l’intervento in merito del professor Sgarbi, fine conoscitore della materia e storico dell’arte, unica voce autorevole in un marasma di populisti levatosi solo per il mero gusto della contestazione.
Il pomo della discordia risiede nel colore della tinteggiatura della facciata del monumento a parere dello studioso “apparentemente corretto, ma profondamente sbagliato” poiché in un restauro bisognerebbe tener conto dei segni che il tempo ha lasciato e conservarli per darne testimonianza.
L’autorevole parere del professore, però, resta comunque un parere autorevole e immaginiamo che se si fossero interpellati altri esperti come architetti specialisti in monumenti storici, probabilmente, si sarebbero espressi altrettanto autorevolmente in direzione diversa, ma ognuna di queste opinioni qualificate ha lo stesso valore del parere di uno qualunque degli amministratori poiché, nel recupero di un monumento storico, vi sono vincoli da rispettare e non pareri da ascoltare.
L’Amministrazione produce degli atti e dice, attraverso di essi, cosa intende fare.
Gli uffici interessati da quegli atti si attivano ed avviano le procedure per stabilire il come.
In questo caso, c’è stato uno studio di architettura, che ha redatto il progetto, un direttore dei lavori che vigila sulla corretta esecuzione di quanto previsto dal progetto, un’impresa specializzata in questo genere di lavori in possesso di requisiti specifici per questa attività, in assenza dei quali non avrebbe potuto neanche partecipare alla gara, e, soprattutto il parere vincolante della Soprintendenza dei Beni Culturali che non emette semplicemente una validazione formale, ma si esprime in maniera perentoria su diversi aspetti dello stesso progetto, anche sull’uso di colori.
Poiché uno Stato di diritto si fonda e vive rispettando le regole e non già le opinioni sia pure se provengono da esperti, l’Amministrazione Comunale di Montemesola ha il dovere di seguire quelle stesse regole che nell’esercizio delle sue funzioni rappresenta, quando poi, lo storico dell’arte che ne avesse la facoltà, riuscendo a ricoprire cariche istituzionali, riuscisse a migliorare quelle regole che attengono al restauro ed al recupero di monumenti storici, cambiando quelle attuali, le amministrazioni che dovessero ritrovarsi ad affidare quel genere di lavori vi si assoggetterebbero con estremo senso di rispetto delle istituzioni.
Fino ad allora, lo stesso rispetto delle Istituzioni, ci porta a seguire ciò che le regole stabiliscono ed a rispettare le prescrizioni della Soprintendenza piuttosto che i gusti di qualche esperto da tastiera.