A partire dal 20 giugno, e per ben tre giorni consecutivi, Maruggio e i territori limitrofi sono stati sotto l’assedio del fuoco che ha devastato ettari ed ettari di macchia mediterranea e, come se non bastasse la xylella, di ulivi secolari.
Penso con grande tristezza anche a tutti gli animali selvatici ed ai tanti cuccioli che sono bruciati vivi in quell’inferno.
C’è chi dice che gli inneschi siano stati dolosi, e per quanta barbarie si senta ogni giorno ascoltando le notizie, ahinoi, non faccio fatica a credere che possa essere vero.
Il primo di questi tre giorni nefasti, ha toccato proprio il mio quartiere, denominato Macchitedda, dove alcune famiglie sono state fatte evacuare dalle proprie abitazioni perché le fiamme ne avevano addirittura aggredito le mura perimetrali.
È stato bello e rassicurante, però, vedere come alcuni degli abitanti di questo quartiere, a dispetto dell’inerzia ed indolenza di altri, coordinandosi, siano riusciti, con mezzi casalinghi e lavoro di squadra, a salvare sia le proprie case sia alcuni alberi di ulivosecolari e vari arbusti della macchia mediterranea.
Ebbene, quando il fuoco, e parliamo di un muro di fuoco alto una decina di metri, come documentato da decine di video circolanti in rete, era ormai a poche decine di metri dalla casa di un poliziotto, questi, unitamente ad una manciata di altri vicini di casa, con dei semplici idranti da giardino e nonostante un fortissimo vento di tramontana che faceva correre il fronte dell’incendio e i suoi fumi, sono riusciti a sbarrare la strada alle fiamme sia verso quella casa, sia verso le successive abitazioni.
Un altro residente di questo quartiere ha tirato fuori il suo trattore ed ha creato una linea tagliafuoco arando avanti e indietro un’ampia parte di quel terreno.
Ma non solo, queste persone, non si sono accontentate di mettere in sicurezza le case, ma hanno continuato a lavorare con quegli idranti da giardino, in uno scenario da inferno dantesco, per salvare dalle fiamme varie piante della macchia mediterranea e degli ulivi secolari che sembravano ormai destinati ad essere inceneriti.
Da cittadina di questo quartiere, desidero dire tre volte grazie a queste persone coraggiose: grazie perché avete rischiato in prima persona non solo per salvare le vostre case e quelle altrui, scongiurando quella che sarebbe potuta diventare un tragedia; grazie perché siete stati così generosi da continuare a respirare tutto quel fumo, muovendovi su un terreno rovente, per salvare alberi e piante, e, probabilmente, i loro ospiti animali; e ancora grazie per avermi dato la prova che esiste ancora un’umanità bella e assai diversa da quella infima e criminale che, tra le tante efferatezze quotidiane, si macchia anche di un crimine come quello di far bruciare il nostro amato territorio.