Ricorre quest’anno il 50esimo anniversario della nascita del Festival dei Baffi, popolarissima kermesse che ha fatto parlare di sé in tutto il mondo e che è nata proprio a Montemesola da una idea del dottor Mario Carbonaro, medico veterinario condotto di origini campane, giunto per lavoro in provincia di Taranto.
Una manifestazione che ha toccato gli apici della popolarità, un tempo, ospitando tra i più famosi conduttori come Pippo Baudo e della quale si è parlato addirittura sulle reti Rai.
Un evento che, edizione dopo edizione, curato con amore e dedizione da chi lo ha creato, è pian piano diventato simbolo del paese. E proprio per rendere onore a una manifestazione che ha portato negli anni d’oro Montemesola sul tetto del mondo, che abbiamo raggiunto telefonicamente Rosita Carbonaro, architetto e docente di progettazione architettonica e scienze delle costruzioni ed Impianti presso il Ministero dell’Istruzione, nonché figlia dell’ideatore del Festival dei Baffi, dottor Mario Carbonaro.
Chi era il dott. Carbonaro e quale era il suo legame con Montemesola?
Il Dott. Mario Carbonaro, originario di Cava de’ Tirreni (SA), è nato a Baronissi il 05/03/1924. Diplomato presso il liceo classico dell’Istituto Salesiano di Cava de Tirreni, consegue anche il diploma magistrale.
Svolge l’attività di maestro elementare nei paesi della costiera amalfitana, fino al conseguimento della laurea in Medicina Veterinaria presso l’Università degli Studi di Napoli nel 1950.
Come neo laureato svolge l’attività di ricercatore presso la Facoltà di Medicina Veterinaria di Portici (NA) e, contemporaneamente, in libera professione, apre con altri colleghi una Clinica Veterinaria, specializzata in fecondazione artificiale, nel Vallo di Diano in provincia di Salerno.
Nel 1955 partecipa ai concorsi per Medici Veterinari Condotti presso vari enti locali e si aggiudica la condotta nei comuni di Montemesola e Monteiasi in provincia di Taranto. Si sposa nello stesso anno , Agosto del 1955 a Teggiano (SA) e trasferisce la propria residenza a Montemesola (TA) con la famiglia.
Un papà colto e amorevole
Rosita Carbonaro racconta a Tarantini Time che suo padre è stato una persona molto colta: “traduceva senza sforzo il latino dal greco e viceversa, animo libero con grande spirito d’iniziativa, generoso e disponibile. Spesso coinvolgeva noi figli nelle sue attività professionali e non. Ricordo che da bambina, insieme a mio fratello Gerardo, ci faceva assistere alle analisi al microscopio che effettuava per lavoro e, da piccolissimi, sapevamo già distinguere sui vetrini i diversi tipi di batteri. Amante della natura, gli piaceva anche andare a caccia, con la sua doppietta dal manico in legno”.
Come nasce il Festival dei Baffi
“Una parentesi bisogna aprirla – racconta Rosita – per un evento che ha caratterizzato e segnato la presenza del dott. Carbonaro nel tarantino: durante una delle calde estati dei primi anni ’60, mentre la famiglia (composta dalla moglie Tina e dai due figli Maria Rosaria Fedra Elvira detta Rosita e Gerardo) trascorreva le vacanze a Teggiano, il dott. Carbonaro, rimasto solo mentre si dedicava al lavoro, alla caccia e alle partite di tressette presso la proloco del paese, decise di farsi crescere i baffi.
Il giudizio delle signore del posto fu inclemente, criticato e schernito il dott. Carbonaro sfida le gentil signore a far parte della giuria di un festival ‘’dei baffi’’ che avrebbe organizzato con il sostegno della proloco locale (di cui fu presidente e socio fondatore) di lì a breve.
Nasce così a Montemesola (TA) il Festival dei baffi, manifestazione che ancora oggi ha luogo ogni anno con risonanze internazionali”.
I ricordi di Montemesola e della manifestazione
Il festival dei baffi, a Montemesola, costituì un evento a dir poco sconvolgente. Montemesola, all’epoca, era una cittadina dove si viveva una quotidianità semplice, dai ritmi lenti, dove per strada si sentiva l’odore delle mandorle tostate, che nelle grandi guantiere, venivano ritirate dal forno pubblico, luogo dove l’acqua corrente non arrivava in tutte le case.
Le case erano basse, massimo due piani, con i prospetti che venivano imbiancati a calce ad ogni primavera. La televisione, come il frigorifero, erano elettrodomestici che solo in quegli anni si facevano spazio negli alloggi privati e, in questo contesto, si inserì una manifestazione che ruppe gli schemi, unica nel suo genere: il Festival dei baffi. Agli esordi dell’evento la partecipazione dei cittadini, delle autorità locali e provinciali, della Marina Militare di Taranto, della Questura e Prefettura, e non per ultimi dei quotidiani e della R.A.I. fu costante e calorosa.
“Mi ricordo le signore della giuria, che si facevano confezionare i vestiti dalle sarte locali, vestiti bellissimi in seta, chiffon di seta, come si vede dalle foto dell’epoca. Poi c’era la televisione, che arrivava con la troupe, il furgoncino bianco con la scritta blu ‘’R.A.I’’, che riprendeva e trasmetteva i servizi, la sera alle 20.30, su “Cronache Italiane”. Ovviamente tutta la popolazione metteva a disposizione le proprie abitazioni, come camerini per i cantanti, ed altre necessità logistiche, ad esempio, a casa nostra veniva Pippo Baudo per firmare i contratti d’ingaggio, mentre mi ricordo che la cantante Gloria Cristian fu ospitata dalla famiglia Guida per il cambio di abito. Era un evento che coinvolgeva tutti e tutti si sentivano coinvolti”.
Come ha fatto questa manifestazione a far parlare di sé nel mondo?
“La risposta è semplice, i canali d’informazione, all’epoca, erano pochi, ovvero i quotidiani che si leggevano al mattino in tutti i bar d’Italia, mente di televisione c’era solo la R.A.I, con un unico canale. L’unicità del genere di Festival, la partecipazione di personaggi come Pippo Baudo, Little Tony, Ninì Rosso e gli altri che si susseguirono richiamarono la curiosità e l’interesse degli italiani da nord a sud, per allargarsi poi alle nazioni vicine e alle nazioni dove c’erano gli emigrati che da sempre, dall’estero, seguono con interesse e nostalgia, le vicende italiane”.
Cosa si sente di dire in occasione di questa ricorrenza che compie mezzo secolo?
“Quest’anno in una famosa trasmissione televisiva ”Affari Tuoi” è stato citato il Festival dei baffi, che dire? E’ come rivivere 50 anni della propria vita in un soffio, un flashback che riaccende emozioni e ricordi, di forte pathos emotivo”.
Che emozione prova nel sapere che l’idea del suo papà è oggi un simbolo che contraddistingue la nostra comunità?
“Sono stata sempre orgogliosa delle attività di mio padre, ma l’emozione e la commozione più grande è quella che leggo negli occhi dei miei figli e quelli di mio fratello, quando si parla del nonno Mario e della sua iniziativa originalissima. Per le nuove generazioni l’esempio ha un gran valore e mio padre ha lasciato una traccia indelebile. Sono estremamente contenta che il Comune di Montemesola abbia deciso di intitolare una piazza in onore di mio padre nell’anno in cui ricorre il centenario dalla sua nascita”.
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