Lavorare in un carcere è sempre stato un lavoro molto delicato e pericoloso, ma ultimamente è diventato impossibile a causa della grave carenza di poliziotti penitenziari e degli innumerevoli episodi di violenza e prepotenza da parte dei detenuti nei confronti degli agenti che sanno quando entrano nel penitenziario , ma non sanno quando e come ne usciranno al termine del servizio.
Proprio per questo il SAPPE alcuni giorni ha scritto al Prefetto di Taranto in qualità di massimo rappresentante del governo sul territorio, nonché responsabile della sicurezza pubblica poiché quello che accade nel carcere del capoluogo Jonico ogni giorno diventa sempre più preoccupante.
Ed i fatti ci danno purtroppo ragione, poiché è del 1 Giugno l’ennesima GRAVE aggressione da parte di un detenuto nei confronti di un sovrintendente.
L’aggressore è un energumeno di origini serbe di circa una quarantina di anni detenuto per reati contro il patrimonio con una pena da espiare di una quindicina di anni, che ha aggredito, senza alcun motivo, il sovrintendente con inaudita violenza sferrando alcuni pugni al viso, mentre il lavoratore era intento a dare spiegazioni ad un altro detenuto.
La cosa grave è che lo stesso non è nuovo a tale violenza, poiché ha girovagato in una trentina di penitenziari della penisola, dove ha sempre posto in essere lo stesso comportamento aggressivo nei confronti dei poliziotti mandandoli all’ospedale.
Fortunatamente sono intervenuti subito i rinforzi che hanno provveduto a mettere in sicurezza il sovrintendente ed a prestare le prime cure.
Perché nonostante tutti i proclami della politica questi detenuti che si macchiano di tali reati continuano a rimanere impuniti?
Come pure nonostante le tantissime aggressioni nei confronti dei poliziotti non abbiamo mai ascoltato delle parole di vicinanza alla polizia penitenziaria da parte del garante dei detenuti o delle varie associazioni pronti a raccogliere qualsiasi denuncia da parte dei detenuti che nel 99% dei casi si rivelano false.
Purtroppo siamo all’assurdo che se un detenuto prende uno schiaffo oppure un pugno(anche per autodifesa) senza nessuna prognosi scatta il reato di tortura e decine di poliziotti vengono arrestati con prime pagine sui giornali e telegiornali, con il garante dei detenuti e le associazioni che tuonano contro la polizia penitenziaria, mentre se un detenuto semina il panico tra gli altri ristretti, aggredisce e ferisce più poliziotti, con danni permanenti, non accade praticamente nulla tra il silenzio generale.
Eppure i dati della violenza nelle carceri sono drammatici con 1.760 casi di violenza e 8.164 atti di minaccia, ingiuria, oltraggio e resistenza nel 2023.
Nei primi cinque mesi del 2024, le aggressioni sono state 708, mentre gli atti di violenza e resistenza hanno raggiunto quota 3.362.
Grande responsabilità di tutta questa violenza è stata determinata dalla scellerata introduzione della vigilanza dinamica voluta da una politica ottusa ed incosciente, molto accondiscendente con i detenuti che ha contribuito a questa escalation, nonostante le denunce del SAPPE che da anni ne chiedono la revoca.
Come pure anche la gestione di detenuti con problemi psichiatrici, dopo la chiusura degli O.P.G., ha influito sensibilmente sul numero degli eventi critici registrati .
Le carceri sono diventate quelle che sono sempre per colpa di una certa politica che ci ha governati negli ultimi anni che è rimasta inerme anche di fronte anche all’adozione della tecnologia da parte della delinquenza per far entrare telefoni cellulari, droghe e armi nelle carceri.
Solo nel 2023, sono stati rinvenuti 3.525 telefoni cellulari mentre nei primi mesi del 2024 1.688 dispositivi.
Gli avvistamenti di droni sono aumentati significativamente, rendendo necessario dotare le strutture penitenziarie di sistemi adeguati al rilevamento e all’inibizione degli aeromobili a pilotaggio remoto.
Il SAPPE chiede al presidente del Consiglio di cambiare passo affinché lo Stato si riappropri delle carceri che in questo momento sono in mano ai detenuti, poiché finora si è preferito tutelare più i malviventi con leggi permissive , mentre si è assistito ad un depotenziamento dei tutori dell’ordine prima riducendone gli organici, e poi con leggi come la tortura che nulla hanno a che vedere con la professionalità e la correttezza delle forze dell’ordine ,a partire proprio dalla polizia penitenziaria.
Se ciò non dovesse avvenire, le responsabilità di una situazione al collasso non potranno essere scaricate sulla polizia penitenziaria come ha fatto finora ,poiché saremo i primi a fare le barricate e non solo nelle carceri.
L’indignazione di Uspp
“Si continua ad assistere all’inettitudine dell’amministrazione che evita di applicare la extraregionalizzaione delle pene, cosa che è prevista e ancora stenta a decollare. Al collega va la nostra vicinanza, con l’amministrazione interverremo con fermezza, basta assistere a questo massacro” ha detto il segretario regionale unione sindacati di polizia Penitenziaria Puglia e Basilicata Vito Messina