Abbiamo sbagliato a fare un passo indietro rispetto all’amministrazione comunale di Taranto. Abbiamo sbagliato, non per i ruoli, gli stipendi, il consenso elettorale disatteso. Abbiamo sbagliato perché in questo appiattimento ed asservimento mancano le voci della coscienza di cui ci facevamo megafono in Giunta. Oggi, a fronte delle parole scomposte e quasi irriguardose del Commissario di Acciaierie d’Italia Tabarelli, ci sarebbe da urlare, intraprendere iniziative forti.
Invece siamo accerchiati da un silenzio assordante. Un silenzio che Melucci continua a voler coprire facendo riferimento alla c.d. ordinanza ex Ilva che usa come pezza a colori quando non vuole esporsi contro Fitto ed il Governo.
Chiude la partita nominando l’ordinanza, quasi fosse la panacea di tutti i mali, quasi fosse un passaporto di legittimità per la sua coscienza.
Il giudizio dinanzi al Tar è ancora lontano dalla conclusione. Quasi certamente sarà seguito da un altro grado di giudizio. Nel frattempo la città continua a soffrire, i cittadini continuano a non avere le giuste tutele ambientali e sanitarie.
Continuano ad essere sbeffeggiati anche dalle parole oltraggiose del Commissario Tabarelli che parla dell’ex Ilva come l’acciaieria più pulita d’Europa. Non bastano i livelli occupazionali ai minimi storici, i livelli di inquinanti oltre soglia, l’indotto stremato, la gravissima situazione sanitaria. No, dobbiamo anche essere oltraggiati, sbeffeggiati, presi in giro. E chi ci dovrebbe rappresentare continua a svicolare, continua a strizzare l’occhio al Governo, al ministro Fitto e a quanti gli stanno fornendo copertura politica per l’interesse di pochi. Dov’è la città? Dove sono i cittadini? Sicuramente non nei piani e nelle coscienze di chi ci dovrebbe tutelare. Abbiamo sbagliato. Non avremmo dovuto lasciare la città in queste mani.